Non è una violoncellista. Era lei Aurélia Steiner de Durrës?

C’è questa lunga sera sabbiosa, e non ci sono i venti del nord in questa insenatura nell’ampia sala da pranzo dell’albergo Adriatik una giovane seduta a gambe divaricate con la sinistra tiene aperte le labbra della vulva, mentre con la destra si passa la punta dell’archetto sul clitoride in un lieve tremolo.



Non è su uno sgabello nella sua camera da letto, non è a Manila.
Non è una violoncellista ventiquattrenne.
Non è S. che, ne La suite vénitienne, si traveste e si fa bionda per seguire l’altro, per farsene 
specchio senza che lui lo sappia[1].
Nulla sta succedendo per far sì che si crei un contatto tra la violoncellista e il poeta; qui, a tale ora, nell’ampia sala dell’albergo Adriatik, sotto questa determinata luce, c’è qualcuno.
E contemporaneamente capire che non c’è alcun senso a essere qui, in questo posto, in questo momento.
Di fatto, non c’è nessuno, io che ho seguito questa donna vi posso garantire che non c’era nessuno.




Questo diritto fatale  di inseguimento
in questa estraneità così indicibile
è la regola, o la trappola, che fa
funzionare tutto perfettamente.
In questa curva del tempo, cos'è che lascia credere
che il marinaio  dai lunghi capelli sia colui che crede
o lei sia quella che fa credere; l’artificio della
grazia è questo doppio artificiale
o è questo crepuscolo che ti fa entrare
nell’ombra artificiale del proprio doppio?

Marika Vera .- Shirt

from: 
AURELIA MISLYMANE GURGUR
  

[1] Vedi:Jean Baudrillard, La suite vénitienne, in: J.B., La trasparenza del male, trad.it. Sugarco edizioni, Milano 1991.