Il cappello del poeta e la voce di Ella
Eyre
Non la conoscevo. Ella Eyre. E’
questo che intendo; l’autoscontro sì, come giostra la conoscevo, è che non mi è
mai piaciuto, per via del fatto che non
ci arrivavo mai con un bel cappello; poi, quando, finalmente, ho avuto il
cappello, sai quanto me ne poteva fregare dell’autoscontro e della giostra, lo
usavo per scappellarmi per le bionde che mi venivano incontro, e una volta
addirittura anche per Lady D, quando venne quella volta in Italia e si fermò all’Hotel Baglioni di
Bologna, e c’era una folla immensa a lato dell’ingresso e per via Indipendenza,
e fu allora che uscì, per andare a Modena per il concerto degli amici di
Pavarotti, e ci guardammo, lei dal finestrino dell’auto, e io sotto i portici,
le piaceva il mio cappello bianco, che avevo preso da Barbetti, proprio lì a
Bologna, tanto che come mi vide il mio amico il poeta Paolo Badini disse
Cavolo, che cappello, Vuèsse! Non disse Sciorbole, disse proprio cavolo, o
forse non disse nemmeno cavolo, che cosa esclamò allora quella sera di dicembre
che mi venne incontro per via Montegrappa, c’era a Bologna il Motorshow e non
ero riuscito a trovare che una camera in un albergo che andava a puttane? Che il
portiere chiamava coperte, e, ricordo, che una di quelle notti era lì a darmi
la chiave, e c’era accanto al banco un signore anziano che aveva la moglie
ricoverata al Rizzoli, e questo, nel darmi la chiave, mi chiese se volevo anche
una coperta, e io ma non mi sembra che stia facendo molto freddo, e poi ma lo
sa lei che uno che è riuscito a superare la notte gelida davanti al distretto
militare di Catanzaro per la visita di leva non avrà mai più freddo in vita
sua?
Mi accorgo adesso che Lady D ,
quando ci guardammo quella sera, ma era prima del crepuscolo o dentro il
crepuscolo, e c’era sotto i portici un odore intenso di tabacco, e fu come
disse Jean Baudrillard, per via dell’attrattore strano o della patafisica, non
ci crederà nessuno, questo è vero, ma intanto che ci guardammo in quell’attimo
lei mi fece capire che sapeva che era nel mio oggetto “a” e che era cosciente
del fatto che stava passando al meridiano del mio (-φ), come se sapesse che l’avevo messa tra i
miei Oggetti d’amore, Lady Diana e il blasone del fallo[i],
e questo era, in quel momento, mi prese tra bocca e sguardo e forse anche il
naso, e mi intimò di non scappellarmi, tanto lo so, questo mi fece intendere,
Dio, che bel cappello bianco ti sei messo, Vuèsse, cosa non dovrò farti ogni
volta che sarai al mio meridiano, che viene prima del tuo, ed è per questo che
adesso me ne vado perché sono già venuta prima. Ed io mi misi a ridere, dopo,
in quella solitudine che c’è a Bologna quando ha il cielo pieno di elicotteri
militari e le strade stracolme di gente e di forze dell’ordine, per via del
fatto che non c’era verso di incantare una principessa, e allora a che cazzo mi
servirà poi ‘sto cappello, e presto detto, me lo tolsi e lo lanciai verso il
cielo di Bologna in una breve parabola, quasi da (-φ).
L’autoscontro,
per via della Live Session di Ella Eyre, è così che adesso mi prende per la sua
voce, che è un po’ come il mio cappello, servirebbe per scappellarsi ma poi la
Principessa dice no, non lo fare, non scappellarti così davanti a tutti, e la
sua voce, che era un incanto per come era dentro la mia testa nel mio oggetto “a”
e quindi dentro il cappello, la voce della cantante non so che cappello
sarebbe, forse un passamontagna, un berretto di lana, come quello che uso
adesso che sono dentro il freddo della palude sibaritica, che in origine era sì
per davvero un luogo per le grandi troie, e noi andavamo matti per la salsiccia
calabrese, i poeti sono fatti così, la principessa propende per il salame di
Felino e il Culatello, e loro per la salsiccia piccantissima calabrese…
Ma
è questo che volevo scrivere, che Bologna è dentro l’autoscontro, dentro il
luna park, tra il sistema di messaggio primario che Edward T. Hall chiama “ricreazione”
e l’altro che chiama “territorialità”, dentro, nella città questo vive, una
sorta di modulo lunare, stai sempre per fare un allunaggio, specie se fai il
poeta e hai il cappello, sei sempre nell’emisfero visibile e quando vai che ti
fotografano negli anni settanta lo
facevano sempre con la macchina fotografica senza rullino, e allora è questo,
con quel cappello tutti a vederti, c’era, ve l’ho detto, quell’altra volta il
Motorshow, e Bologna straripava di genti e il poeta venivano a rintracciarlo
nelle vie più buie e più lontane dal centro ogni sorta di gente, per via di
quel cappello bianco, che era la luna, allora, la luna piena sotto i portici di
Bologna, e Lady D vide la luna[ii]
sulla mia testa, che passava al suo meridiano, e così scosso il suo oggetto “a”
come lo scuote la voce di Ella Eyre e come un colpo di un’auto all’autoscontro
e ti sbatacchia la sensorialità, che è così che sulla luna a questo punto ci
passa una nuvola. O forse era il mio cappello bianco sulla luna[iii]
della principessa, perciò mi sorrise e perciò metto sempre quel cappello bianco
ogni volta che passa sulla luna della principessa.
by
v.s.gaudio
[i]
V.S.Gaudio, Lady Diana e il blasone del
fallo, in: Idem, Oggetti
d’amore. Somatologia dell’immagine, della bellezza e del sex-appeal,
Scipioni Bootleg, Viterbo 1998. Il testo è stato pubblicato per la prima volta
nel n.180-182 di “Fermenti”, rivista di
critica del costume e della cultura, Roma ottobre-dicembre 1986. Si veda anche,
dello stesso autore, Il fallo-peculio di
Diana Spencer, in: V.S.Gaudio, Carolina
di Monaco e il destino fallico delle
principesse, in “lunarionuovo”, rassegna di letteratura, anno XXVI,
n.11, Catania ottobre 2005.
[ii]
La Luna di Diana è a 25° dell’Acquario, quasi vicina alla Luna del poeta, nella
sua orbita insomma, ma è la Luna dell’autoscontro per davvero, perché è in
opposizione con Urano, che è l’autoscontro, sia come automobile che come
luogo di ricreazione, che come fenomenologia stradale; e più in là c’è anche
Marte, insomma il mezzopunto Luna/Chirone da un lato e di fronte il mezzopunto
Urano/Marte.E la tragedia immane che sarebbe venuta.
[iii]
La Luna Nera è sul Sole del poeta, e qui comincia il cappello bianco, per come
Lilith e la parte araba dell’Animus sono esattamente il Sole e l’Ascendente del
poeta e il cappello è così bianco che copre l’orizzonte fino all’altro
mezzopunto Saturno/Giove della principessa; ma il cappello prende forma e
consistenza come (-φ)
con la parte araba del Mullar(Asc.+Lilith-Nettuno) che è esattamente in testa a
Plutone, che, con Marte come mezzopunto, è il punctum fallico in aspetto con
Mercurio, che è la testa e il poeta, nel punto in cui questi ha la Luna Nera.
Insomma, il cappello bianco del poeta più che la luna, della principessa e del
poeta, è anche la luna nera del poeta e della principessa. Mercurio, all’autoscontro,
è la voce di Ella Eyre. Una voce col cappello del poeta.