DI TUTTE LE MERAVIGLIE DELLA NATURA LA PIU' NOTEVOLE E' L'INDICE A PAGINA 36


Di tutte le meraviglie della natura, tolto l’albero d’estate che era la più notevole per Woody Allen, eccezion fatta, forse, per un alce con le ghette che canta Embreceable you, la più notevole per V.S.Gaudio è un indice di un romanzo che comincia a pagina 36, quantunque l’esemplare considerato possa sempre essere inequivocabilmente ritenuto una copia del diavolo. Questo libro, considerando i capitoli numerati da I a IX, è come la maturità di una persona che non si misura dall’età ma dal modo in cui reagisce quando corregge le bozze per almeno 2 anni  e scopre che se tutto ha inizio a pagina 36 potrà fare a meno di pagare il tipografo che gli ha stampato 35 pagine in bianco o, specialmente se avendolo fatto per la famosa parola omessa che in gergo è il “pesce” e perciò è prodotto in bianco per quel faccendiere giornalista professionista socialista originario del Parco del Pollino, sotto quell’altro paese in cui quel mai così elogiato regista e documentarista ebbe a immortalarne gli abitanti, un po’ ombroni un po’ arbrëshë, come “i dimenticati”, perché intenti a fare puntualmente, on demand, si direbbe oggi al tipografo, a maggio il famoso albero della cuccagna, ovvero il palo di maggio che, se andiamo a vedere, omissione per omissione, pesce per pesce, sembra che sia ritenuto il mese del gaudio… 


Comunque, che importanza hanno le pagine da 1 a 35 se il romanzo comincia a pagina 36, specialmente se avete l’equo canone nel vostro paese di nascita e di  residenza, in cui tutto(si fa per dire, visto che può davvero tutto cominciare a pagina 36…)o quasi tutto, per ascendenti a destra e a manca dovrebbe essere vostro? La cosa da ricordare è che ogni pagina ha le sue parole e i suoi numeri, mentre è difficile riuscire a capire che allora stando così le cose perché non numerarlo da pagina 1 cominciando appunto da pagina 36? Il problema fondamentale dell’indice che comincia a pagina 36 è che non si può pretendere di scrivere una prefazione a una riedizione di un romanzo dopo 36 anni, e non è una delle poche cose che si possa fare stando sdraiati quantunque la leggenda celtica conceda particolari sollazzi alla libido stando sdraiati all’ombra del noce come se foste il dio Llyr, anche se poi, come in un seminario di Lacan, la ragazza con cui avete fornicato e che trasformerete in Piccolo Cane sta giocando amorevolmente con un pescatore sulla riva e vi accorgete che, buon Dio, allora il pesce non manca, cos’è dunque questa storia del significante o della parola omessa, che cosa vorrebbe diffondere la setta dei tipografi(o è quella degli editori piccoli-ma anche i grandi non scherzano- seppure possano essere a comando o a domanda, insomma a pagamento?) che non sia già nella rete[che se fa “gugul” nel dialetto fanese di Gabriele Ghiandoni come la “rete a strascico”, google allora chi se lo è inventato?] della comunicazione? Considerate allora: è veramente così terribile il pesce? O è la parola mancante che fa sì che il pioppo possa essere considerato, all’ora giusta, quantunque Llyr sia un bel cornutone e stia all’ombra del noce, l’albero del demone meridiano? La prima regola della riparazione [“Se non è rotto non lo puoi aggiustare”] andrebbe commutata in: “Se non l’aggiusti è perché non vuoi più romperlo”. La seconda regola[ “Tieni tutto”] diventa: “Mandagli la copia sbagliata”. D’altronde che diceva O’Brien? “Niente è mai fatto per le buone ragioni”.
Di sicuro queste le regole assolute per la nuova editoria a pagamento o su domanda:  
1.Se l’indice comincia a pagina 36 non è detto che manchino 35 pagine, ancorché sia stato appurato che il famoso pondus di Bettie Page fosse nell’ordine dei 35”1/2.
2.Se nell’indice non c’è scritto cosa c’è scritto nelle prime 35 pagine, e non è il 35 il numero dell’uccello come nella Smorfia si contempla, il libro costa lo stesso anche se c’è il codice a barre.
3.Se c’è scritto regolarmente fino a pagina 35 e nell’indice non c’è scritto niente, vuol dire che il libro comincia, avviene, da pagina 36.
4.Se un libro comincia a pagina 36 e per questo l’indice  parte da pagina 36 vuol dire che è inutile leggere le prime 35 pagine.
5.Se è inutile leggerle, allora perché scriverle e addirittura stamparle?
6.Se un libro comincia a pagina 36 gli esemplari d’obbligo possono cominciare da pagina 74?
7.Se l’esemplare d’obbligo, metti che ci fosse ancora la Legge del ’39 in vigore fino a quando per le mie denunce hanno dovuto in fretta e furia rifarne un’altra senza alcun obbligo, cominci con l’indice a pagina 36, la Procura della Repubblica avrebbe sequestrato il libro pur non avendo in sede il proprio Ufficio degli esemplari d’obbligo? E la corrispondente Prefettura cosa avrebbe fatto, un decreto sul passo carrabile a raso nella strada provinciale dove si trova la tipografia che ha stampato l’indice?
Chiosa mia Nonna dello Zen:
“Se fosse stata la Smorfia, questo 36 delle Castagnelle, le nacchere, di sicuro non potremmo essere nella testa dell’artefice dell’indice per svelarne l’arcano a meno che, per nacchere o castagnelle che siano, non si debba intendere il corno ebreo o lo Shofar. A 35 sarebbe stato l’Uccello, e se lo vuoi, non è in saldo, che è un po’ il Principio di Finman sui saldi applicato al (-φ) punzone di Lacan; ma se ti piace davvero, non hanno la misura e se ti piace e hanno la misura e ti sta bene costa troppo; se te lo puoi permettere e hanno la tua misura e ti sta bene e ti piace, la prima volta che apri il libro…boom, sparisce, si dissolve!”


Come non scritto: l’indice comincia a pagina 37, e nella Smorfia è il Monaco…e allora “Errare è umano; dare la colpa a un altro ancor di più”. Chi ride probabilmente pensa ancora che l’abito faccia il monaco. Anche perché ineffabile è la Legge di Jones sull’editoria: “Gli errori si vedono solo quando il libro è stampato”, specialmente se è stampato ad hoc. A questo punto, prima di mandargli la copia all’autore[che, lo si sa, la prima pagina che guarda non è quella col peggior errore ma è quella dell’indice che comincia a pagina 37, che, se è il Monaco, è un po’ come la macchina fotografica senza rullino con cui negli anni settanta a un poeta in reading in una galleria d’arte di Bologna Silvia Zangheri fece istantanee immortali] , strappategli la pagina dell’indice…