Lo stereofonico e il terzo senso di La Roux ♪

Lo stereofonico di La Roux:
ma io che la guardo che musica sento?


1.  C’è  nella presenza scenica di La Roux, intendo nella presenza che abbiamo nel fotogramma immobilizzato o meno di un video, un qualcosa che fa pensare al contrappunto: non solo in ragione di quanto scrive Barthes, per cui il punctum  o il terzo senso in una fotografia ha sempre qualcosa del contrappunto o dello stereofonico, ma anche in ragione del fatto che c’è in atto, plateale ma talmente sottesa, quella contrapposizione correlativa tra significante di deplezione, che le dà un denotatum di diminuzione al punctum che costituisce il terzo senso del fotogramma o della sequenza dei fotogrammi, e tra significante di accrescimento, che, invece, dà, anche a lei, un connotatum di ingrossamento.
Non si può dire dove o quali siano i fotogrammi, ma lo stereofonico che la ragazza proietta è come uno schema verbale riflessivo e proairetico, il farsi fare, che è sempre dal lato del significante di accrescimento e perciò designa sempre e comunque uno stato permanente di ingrossamento, come tutti i verbi pieni a connotazione univoca, che implicano, nella corrispondenza sinestesica, lo schema verbale del farsi suonare, che, appunto,prima allude al contrappunto e allo stereofonico e, poi, inscena la fisica del significante di deplezione, che è quello che attiene ai verbi vuoti.
D’altra parte, il fotogramma, come il sogno e la fotografia, è un fenomeno strettamente visivo in cui manca l’altro senso della distanza,l’udito:se,nel sogno, «ciò che è detto all’orecchio viene in esso percepito visivamente»[i],si potrà dire che il terzo senso nel fotogramma, o nella fotografia, funziona sempre come una sorta di impercettibile traslato da sguardo in ascolto.
Tanto che il contrappunto, che ha una ragione uditiva, annodando legami di complementarietà tra il significante di deplezione e il significante di accrescimento, non può che sovrapporre un’immagine acustica per poter dare alla scena più linee melodiche simultanee.
Voglio dire che se ascolto nel sogno un suono, un rumore, un grido, nel fotogramma di un video di La Roux, in cui c’è il senso ottuso, che è perciò qualcosa che fa sentire, che cosa  ascolto?

2.  Il grido del punctum o il rumore ottuso o il suono dall’interno, non ascolto la presenza di un significato ma l’accento, il contrappunto, una doppia melodia simultanea della deplezione e dell’ingrossamento.
Ora,quando oltre al punctum, nella scena “avviene” il désir, e in ragione di questa jouissance il farsi fare abbia, nella complementarietà tra significante di deplezione e significante di accrescimento, una ragione sensoriale  uditiva, io che ascolto che musica sento?
«Ci sono due tipi di musica –almeno così pensava Barthes-: quella che si ascolta, quella che si suona»[ii].
La manualità della musica che si suona, intendo dire questa musica della diminuzione, che è femminile e attiene al désir, e dell’accrescimento, che è maschile  e attiene al contrappunto a cagione del fatto che il valore della nota depleto della metà  vada  ricaricato della metà, io che scruto quel fotogramma la  ascolto come una opposizione significante dei piano e dei forte, da cui la melodia ha gli stessi contrasti di intensità che ha il désir, sia  quello che è in scena sia l’altro che la scena l’ha fissata.
Questa circolarità, che va dall’immobilità sospesa della scena in quell’istante allo scrutare uditivo dell’osservatore e che sembra che stia suonando il farsi fare del désir del personaggio femminile, lega il contrappunto musicale all’ermeneutica: «ascoltare significa mettersi in condizione di decodificare ciò che è oscuro, confuso o muto, per far apparire alla coscienza il ‘di sotto’ del senso(ciò che è vissuto,postulato,voluto come nascosto)»[iii].
Il segreto, che è sempre possibile, nel paradigma del segno marcato, più che essere visto va ascoltato,anche perché il désir  e la jouissance non possono essere nemmeno toccati. Il sondare è come l’ascolto, in cui non solo si catturano dei significanti e dei significati ma,piuttosto,si percepiscono dei rumori, delle grida, dei suoni, dei gemiti.
L’ascolto è sentire il gemere dell’altro, sia che stia stillando désir sia che stia gocciolando jouissance.



          [i] Roland Barthes, L’ovvio e l’ottuso, trad. it. Einaudi,Torino 1986 :pag. 249.
[ii] Roland Barthes, op.cit.: pag. 252. Ci si chiede perché, in psicoanalisi o in una semiotica dell’immaginario sessuale, non si sia  ancora connesso le strutture della musica con le fantasie, e non si capisce come il fantasma, che, quando è fallico è sempre anamorfico, e quindi non è mai univoco nella sua sensorialità, non essendo visibile, non abbia  mai avuto una lettura interdisciplinare . Il désir, che svuota il personaggio femminile, per l’ingrossamento cui protende, nell’ambito del contrappunto può fantasmare nota contro nota, due note contro una, quattro note contro una, il sincopato, il florido, e quindi farsi suonare col contrappunto doppio, triplo, quadruplo. Che è semplice da eseguire: nota contro nota, è un colpo del suonatore e la signora, o la signorina, che risponde; due note contro una, è due colpi del suonatore e la  risposta della signora (gemito, o fremito,o contro spinta); quattro note contro una, quattro botte alla signora, o signorina, e risposta della stessa.
L’esecutore ha una “dinamica” o “intensità” che, essendo la prima volta e a cagione impulsiva nell’immediato del movimento “presto” , “prestissimo” o “vivace” , non può che essere   di tipo “forte” o “fortissimo”, senza nessuna concessione al “dolce”,”piano”,”pianissimo”.
[iii] Roland Barthes,op.cit.:pag.241.