ÐLa luna calante del 9 marzo e la potatura dei fichi
I fichi d'India non vengono potati: leggete, invece, della potatura dei fichi(se trovo la foto dei fichi la aggiungo) |
Con la luna calante del 9, si
può procedere, stando a “Barbanera”, alla potatura dei fichi, degli olivi e dei
cachi.
Ricordo che una volta scrissi,
nel box di un “commento” in un blog di una tizia un po’ scriteriata e senza
riguardo, che non era della terza decade dei Pesci(che, stando a Moricand e a
Max Jacob, è di una vanità ridicola e commovente, un po’ mezzana e un po’ premurosa,
abbastanza canaglia e anche zoccola, manierata e verbosa, che si crede
raffinata e si vanta dei propri amici, quasi tutti anatroccoli che si mescolano
agli artisti anche dell’avanguardia), che avevo appena finito di fare la
potatura dei fichi e quella, come Mia Nonna dello Zen, mai sentito parlare di
potatura di fichi, vabbè Mia Nonna se ne fregava perché doveva potare 3500
aranci, 75 limoni, 22 mandarini, e, a pensarci adesso, se ne fregava anche
degli olivi che c’erano nel Giardino Zen dell’Arancia, per non parlare dei ciliegi
e dei nespoli, dei libergini, dei
meli, che faceva le pume che il figlio, Maestro
dello Spirito che vola nella Controra, diceva che nemmeno i porci mangiano
queste “pume”, e invece il poeta le mangiava e quindi non era se non altro
porco, di sicuro non era suo figlio. Allora, come feci quella potatura
spettacolare dei fichi, e ne scrissi anche, solo che avevo il word in una
pennetta che, un giorno, qualcuno me ne aspirò tutto il contenuto e quel testo
non ho potuto disseminarlo in rete, anche se, come manoscritto, c’è da qualche
parte, ma vallo a copiare, con la calligrafia che mi ritrovo, e chissà su quale
pezzo di carta l’ho scritto….Per gli olivi, ci fu un’altra proairesi
spettacolare di quel deficiente sunnominato Maestro
dello Spirito che vola…un giorno, forse critico nel suo ciclo della risonanza, quello che va a 33, quello
che di solito gli esperti chiamano ciclo dell’intelligenza, quel Maestro fece
tagliare tutti gli olivi che c’erano nel Giardino Zen di Mia Nonna, così
almeno, pensai un giorno, non gli sarebbe venuta la tentazione di andarci ad
impiccarsi qualche giorno a uno di quegli olivi secolari! I cachi, non ne
parliamo: quand’ero in pubertà, un giorno marinammo la scuola io e altri sette
allegri compagni del Gaudio e convenimmo nel Giardino Zen suddetto dove, era
ottobre, procedemmo alla raccolta e alla consumazione immediata di tutti i
cachi, i famosi diospiri, di un
intero e rigoglioso, enorme, albero, quello che era tra il porcile e il settore
zen del nespolo, di pertinenza del Maestro che asseriva che nemmeno i porci
mangiavano quelle “pume” che tanto piacevano al poeta ragazzo.