Nell'ultimo
anno isolati dai segnali
col
freddo che scivola gli scarponi
sul
lago tra i primi boccioli verdi.
Hanno
contato le foglie del ginepro
secondo
il leggendario proteggere
le
case dalle strazianti malattie.
Nessuna
parola dentro la paura
si
muovono lenti sopra le fosse
attendendo
i cavalieri di Dürer.
Soffia
il vento feroce sui valloni
scavati
in antico, un vento da estovest
che
scava la faccia alla scultura
distrutto
il calice e la fiaccola.
Passano
e cantano barcollanti di sera
per
raggiungere un posto sicuro
che
troveranno nella pancia di una
balena
inghiottita dal capitano.
Il
passo sconosciuto distrugge le ore
che
rimangono alla grande lotta
incontro
fatale nell'ultima valle.
ai Vigili del Fuoco
E' morto un pompiere.
Non so dove
in quale parte del mondo.
Non aveva fatto commercio nè
contratto con l'eterno, non aveva
contraccambiato la sua morte
con alloro,
mai la sua vita con doni, aveva
accettato
quello per cui fuoco e acqua combattevano.
Aveva visto nel fuoco la distruzione che doveva
contrastare con la pompa da dove usciva l'acqua
santificata dalle sue mani
ferme e fredde, che non
temevano se non la caduta della
forza che veniva
dal casco rosso e oro, lucido come aureola barocca.
Aveva sempre vissuto tra la gioia e lo sconforto
quando il fuoco mangiava
ignobilmente innocenti
e quando la sua opera pareva inutile.
Non si sentiva eroe nè diverso, non sentiva colpe
e fantasmi, non condannava nessuno, non odiava
neppure il nemico, ma con le sue mani rosse
alzava i calici in famiglia e
con gli amici di quel liquido
rosso che lui non paragonò mai
al fuoco.
Sarà poi morto un pompiere? E le mappe
solo un disegno bislacco di
cartografi desiderosi di
trovare novità anche nelle aride arocce di Atlantide?
*
Stupite per la diffidenza mostrata
festose andando sicure, escono
dalla carne contorta mangiata
dai vermi.
Siamo come voi con la paura di
mani che schiacciano, di pinze
scientifiche che ci trasformano
per sempre.
*
da Hopkins, con
lui, e poi ...
Padre Hopkins, tu che sapevi e sai
tu che hai scritto per i morti per acqua
aiutami a parlare attorno e di
fronte all'isola
piccola e felice tra l'oscurità della notte e
le luci della festa, isola del simbolo di chi
Tu riconoscevi, a cui raccomandavi le persone
in pericolo da ogni
dissennatezza
errore o macchinazione, soprattutto paura
legandole ad un discorso molto più alto di quanti
sentiamo, voci non di coro ma riti stanchi
di uomini slegati dall'Eterno,
superstiti di Chardin e di
Nietzsche.
Parole consumate sull'abisso di
una retorica falsificatrice che
anche te,
padre, colpì perchè criticavi
quello che già
criticava il Maestro tuo
contro tribunali e curie di ben pettinati crini,
di stiratissime camicie, di non logori abiti e
mani curate lenti dorate che predicano l'opposto,
mentre gente si animalizza
sempre di più,
lasciata senza parola piena,
ripiena di possibilità di scegliere la propria vita
verso un obiettivo di amicizia e di contraccambio,
di onore e gloria autentica, non fine a se stessa,
onore e gloria riportate qui
sulla terra, regno degli uomini indiati,
di uomini che non potranno avanzare
per la povertà di una o poche
persone che pensano alla loro sbornia o
civetteria, al nostro
personalismo e narcisismo che
portano alla morte per annegamento,
alla dispersione che non
cancelleranno i sogni
cristallizzati ogni sera in
mostri e fantasmi.
Non posso seguirti, Padre, nella consonanza di
una poesia dotta, in una lingua e
in un tempo diversi,
e data la differenza di intelligenza tra noi
accetta con i silenziosi
soccorritori dell'umanità il mentre dico.
So che la poesia oggi non è accettata
come i superiori Tuoi, non
calatasi nella nostra gente
che la vede distante e non ad
essa destinata ma
per pochi distratti della
realtà, gente che non pensa alla pensione,
alla percentuale del profitto, al miglioramento del pil.
Poeti, non comuni mortali che tentano solo di essere
pari al gene proprio, di avvicinarsi alla destinazione
ultima dell'umanità ovvero di
ritornare al
punto omega che è anche alfa,
porto di arrivo e di partenza dove il capitano
saluta la nave in allegria dopo aver preparato tutto
per il ritorno, senza nessuna
idea di naufragio
perchè confidante nell'amico in plancia
che non tradirà mai, la sua prerogativa di traghettarore
di anime verso lo splendore di
un porto non sepolto ma pavesato a festa.
Se questo non dovesse vedere,
il pianto non sepellirà gli
scomparsi
ma rigenererà i disperati e i vili e coloro che sono
nel terrore e nel disorientamento, allungando una mano che
affettuosamente li porterà al ricovero da se stessi.
Padre Hopkins, tutti coloro che hanno aiutato
entrino nella tua poesia, nel
Tuo continuo pensiero
legato a quello eternamente generativo del Padre,
e ti chiedo di avere
comprensione e
pietà per quelli che agognano di capire.
*
ai cantanti adagio
ruggiti e pianti e sgangherate urla in
melodie e inni maledetti, in modulazioni
ferite come lo scorrere del tempo o
il suo indietreggiare all'inizio.
Si taglia la gola al canto d'amare
senza amicizia, dentro tutto
si schianta.
Povero cantare solo che singulta
al niente trovato nel recitare amore
lasciando nuda la spossata anima
al bisogno di carezze attraverso
i capelli ancora sudati per la fuga
*
La ballerina di
Genova
Ballerina che balli
sull'invisibile filo
non guardare in
basso e solo al
roteare attenta per
essere di nuovo
perfezione
possibile del movimento.
Quando scendi nel
duro terreno altra
sei rimanendo
ballerina, senza distrarti
per le stupidità
che senti, ma nella mente
sempre lassù,
ripensando alle figure
che vuoi
migliorare, che volerai sul filo
tranquilla sicura
assicurata al cielo da fili
che solo tu senti e
nessuno potrà mai
tagliare se non il tuo gene che accettasti
quella poesia
generosa che intelligenze vedono.
*
Quando
saremo all'omega
saremo all'alfa
originati in altro.
*
epitaffio
provvisorio
Sono poeta. Pensai e amai
senza perdermi tra cari amici,
don Bruno Paolo Mariuccia
Romolo e don Raffaè. Gradirei che
l'Eterno avesse letto i miei poemi
perché mi fido del suo giudizio.
*