L’Homerotopia
Homer & Langley di E.L. Doctorow
La cosa che più mi turba del “Diario” di Witold Gombrowicz, mi riferisco al volume I (1953-1958)[1], è che non viene indicata alcuna data, escluso l’anno e il nome dei giorni della settimana, lunedì, martedì, giovedì, venerdì, etc.
Per esempio, comincia il 1955: la prima pagina ha in alto il numero XIV e sotto a sinistra:Sabato; poi c’è XV e Domenica; infine a XVI e a Lunedì abbiamo una annotazione in cui si apprende che “In questo preciso momento arriva l’anno nuovo, il 1955” . Manca, è ovvio, il calendario.
Nella cucina di Cinoc[2], invece, ci sono quattro calendari delle poste con foto in quadricromia:
1972: I Piccoli Amici: un’orchestra jazz composta di marmocchi e il pianista, con gli occhiali e quell’aria di estrema serietà, ricorda un po’ Schroeder, il giovane prodigio beethoveniano dei Peanuts di Schultz;
1973: Immagini d’Estate;
1974: Notte nella Pampa: tre gauchos che schitarrano intorno a un fuoco;
1975: Pompon e Fifi: una coppia di scimmie gioca a domino. La femmina fuma un sigaro che tiene tra pollice e indice del piede destro.
A casa di Homer, il fratello cieco, una chioma alla Franz Liszt, e di Langley Collyer, che quando “partì per la guerra, i miei genitori lo salutarono con una cena in suo onore, una cena in famiglia”[3], durante tutta la loro vita, in cui la vista deduttiva di Homer si integrava con il principale progetto di Langley, la raccolta dei giornali allo scopo ultimo di creare un numero unico ed eterno che andasse bene per qualsiasi giorno[4], e la sua Teoria dei Rimpiazzi, non appare mai un calendario.
(...)
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