L'esercizio alla trave della Gru│Blue Amorosi









la gru che era Dürka Tiskj
la gru che era Dürka Tiskj nei limiti di una fuga infinita
che non varcava mai la frontiera, ora è questa felice ispezione
del morso che drizza la testa ad oriente
orlo di una cuspide che è l’ala del piacere, il piede
che ruota come un pianeta, asse verticale che
all’orizzonte allarga tanto il desiderio da farne
l’angolo piatto della stretta sacra, che nella 
prospettiva di un giorno a perdita d’occhio
ha quella struttura indicibile e la vertigine della spaccata
in verticale di Hollie Vise ad Anaheim
sotto la trasparenza arancione da cui
non posso che a lungo ammirare tanta graziosa cavità
che in una domatrice di leoni
è come quando soffia il vento sulla superficie dell’oceano
e questo piede che accarezza ogni cosa, che canta
si fa richiamo quando viene l’alba
perché non volerà via ancora la Gru,
tra Saturno e Urano, come nel cosmogramma
della ginnasta[1] ha la stessa età allegra e calma
nel segno del volo e nella dimora a metà strada
tra il battello del padre e il battello del figlio
un po’ a sinistra e un po’ a destra
90°dal medio cielo ad Est e 90°dal fondo cielo
a Ovest, con l’andatura seria e definita che ha
il punto forte nelle spalle e raccoglie la grazia
a 3 gradi esatti dal solstizio, che essendo sempre
la fine del poema e avendo potuto essere
un capolavoro di puntualità è invece
il bagliore didonico della Gru, o della domatrice
di leoni che un po’ sopra dove il sole folgora tutto
nell’orbita dei suoi nomi e di traverso al giallo
nel buco sfregato dove trattiene la luce
la radice del cielo è visibile da lontano
questo angolo piatto che si allarga e si fa cerchio
attivo della visione, immagine della sacra stretta
sospensione ortogonale di Hollie Vise
quando passano la Lune noire et le Noeud lunaire
del 15 agosto 2003 al meridiano
di Anaheim a bucare il sole[2]
anche in Oklahoma sette anni dopo la luce s’allontana
e ha la polvere come se ci fosse tra ventre e natiche 
un vento fermo un passo molto vicino all’occhio
tanto che smussa braccia e gambe e
la linea dello gnomone questa piegatura che
è un sentiero tracciato all’ombra un po’ sopra
il tramonto dove lungo il dorso della mano
ad altezza d’occhio sull’orizzonte c’è la groppa
che semplicemente vibra tra mani e dita e
risale a posarsi sulla pelle vicinissimo alla vista
là dove la linea dell’orizzonte va aprendosi
al podice ad occidente  blue amorosi

[1] Mario Grasso, in Concabala, Scheiwiller, Milano 1987, cfr. Canto XLIV:”Saturno segno-lutto porta a Urano/spinto da falsi venti ai falsi anelli/tra brine e fuochi il suo fermento strano/che influenza la vita negli uccelli/traccia le rotte, tesse tra le stelle/filando strisce nelle notti belle”, coglie in pieno questa sospensione del volo, che sta tra il partire e il morire, nella contrapposizione tra Saturno segno-lutto, pianeta dell’immobilità e dello stare, e Urano pianeta dei falsi venti,del moto e dell’andare, tra il sopravvivere e il remigare, c’è anche nella postura della Gru di Anaheim questa densità erotica che è tutta incoccata tra Saturno e Urano che, essendo i maestri del segno dell’Acquario, fanno vibrare l’Ascendente il 15 agosto 2003 alle 18:00,vera ora locale di Anaheim quando Dürka Tiskj ferma il tempo, e il volo, facendosi Gru nell’esercizio alla trave che, oltre a questo consegnarsi alla libido del poeta, le varrà una medaglia d’oro. E’ da questo Ascendente che scaturisce il punctum ƒ, di cui alla nota 2, che assolutizza la performance di H.V. facendola divenire l’oggetto irredento, fantasma irriducibile, che, con la ciclicità dell’analemma esponenziale, di tempo in tempo allieta, o turba, la libido del poeta. Un particolare inquietante: nel cosmogramma della ginnasta di Houston, Saturno e Urano sono in congiunzione nel segno del volo, il Sagittario, e in aspetto di opposizione, il giorno dopo il plenilunio del dicembre 1987, con la Luna: la ginnasta che sa farsi Gru!
[2] In questa virtù dell’Hortus deliciarum che è l’esercizio alla trave di H.V., la reversibilità tra freccia e ala, per il fatto che l’altezza susciti più che un’ascensione uno slancio, rende ancor più esplicita la correlazione tra balistica e trascendenza. L’eroe tiratore scelto che è il poeta si sostituisce alla donna Gru: si stabilisce così, in seno a un pensiero che è incline alla mistica, tutta una dialettica o se vogliamo uno scambio tra la freccia mediatrice e il raggio che è grazia. La freccia, la sagitta, che, come ricorda Gilbert Durand (cfr. Le strutture antropologiche dell’immaginario[1963], trad. it. Dedalo edizioni, Bari 1972: pp.128-132), è della stessa radice del verbo sagire, cioè percepire rapidamente, non è che la concretizzazione di un senso figurato. Tra sapere rapido e lampo, e la sublimazione della natura animale espressa dalla freccia come dalla doppia natura del centauro sagittario, la luce, lo splendore e la limpidezza accordati dai cabalisti al Sagittario, questa istantaneità folgorante con cui la Gru colpisce l’eroe tiratore scelto, essendo nel paradigma del lancio, dovrà appunto essere reciprocamente colpita dalla freccia aguzzata dall’adorazione del poeta, che tende l’arco con un tuffo mentale nel sentimento dell’unità e penetra nell’eterno della Benedetta Stretta come se tirasse a un bersaglio. La potenza di questo uccello (che in virtù di questa folgorante deissi di Anaheim va ormai contemplato, per la stessa staticità del lancio, come animale-simbolo del Sagittario) sembra che condensi anche tutta la mitologia aeronautica che si sviluppa nelle società industrializzate: H.V., oltre che Sagittario con in più la congiunzione Saturno/Urano della Gru, è nata proprio nella città in cui il volo aeronautico è di radicale importanza essendo la sede del centro aerospaziale della Nasa e del Lyndon B.Johnson Space Center,in cui si svolgono studi e ricerche sull’astronautica e dove si effettuano i controlli sui voli spaziali.

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