Auden e la seconda lingua della bellezza
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Un debito con Auden: il tipo di fermezza
malinconica e asciutta ha fatto scuola
da quando ha suggerito la misura
del soffrire salva la ragione.
Meno didattico di Seneca
s’è eletto a modello
di poeta signore
-Il gusto, la scelta, il controllo
di qualsivoglia esperienza.
Ma Kawabata: quei lampi
di verità nella tortura dei silenzi,
il dolore che investe l’uomo
scacciandolo dal suo trono.
Ogni frase una crepa,
ma il diaframma è sottile fra certezza e
dubbio,
fra ira e pena; l’aria si tende
sotto lo sforzo della coscienza.
Böll più degli altri, letto in inglese
in una città notturna dell’oceano:
absent without leave, nessuno affronta il
distacco
ma la terraferma spasima di assenze.
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Quarantadue anni. Mi riconosco
dal nome, dal viso, dalle mani
forti come quelle di un’operaia.
Per il resto sbando da una parte all’altra.
Il corpo non mi contiene.
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La lettera promessa ed aspettata
non è qui, dove
l’avrebbero colta i
denti
e lacerata
per saperla più in fretta
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Mai la poesia m’è parsa così dura
a lama di candela notti di Londra
mentre l’esperienza del
capire
fa voli di paura intorno alla bellezza.
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Fino alla teoria della bellezza sono
arrivata,
ma poi per favore lasciami un messaggio
perché la verità vuole un’altra vittima.
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Solo per fare l’amore
lentezza più lentezza più lentezza
con un totale like the hurricane.
Ma quest’aria imbronciata,
perversa,
viso nell’acqua,
il riflesso di una composizione senza la
trasparenza,
la tendina abbassata,
stupore che tutto il resto dimentica.
Ricapitolando:
come l’arte non
progredisce, la mia vita non migliora
di punto in bianco
né gradualmente. Ma se la bellezza
è bellezza, e lo splendore splendore,
l’invenzione ha da
aggiungere appena la memoria.
da→ Angela
Giannitrapani ▬ Poesia come seconda
lingua ▬ Beniamino
Carucci Editore│ Assisi 1970
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anche su Uh Magazine la Scheda dal Fascicolo del P.M.
per L’Assassinio dei Poeti come una
delle Belle Arti│