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sul Reading in una Galleria d’arte a Bologna negli anni di piombo
1.
I poeti, quando fanno un reading in una Galleria d’arte, stanno
facendo una Lebenswelt con la gallerista.
2.
I poeti, se non fanno una Lebenswelt, stanno facendo una Stimmung con la ragazza della Galleria.
Corollari
1.Qualunque
cosa leggano, i poeti non sanno come leggere le note.
2.
Se ci sono poche persone al tuo reading
non è perché nevicasse ma perché la chiudi subito la serata e vai a cena con la
gallerista.
3.
Se qualcuno ti chiede una tua plaquette a pagamento durante un reading, non è
che gli dici che gliela fai stampare on demand ma appena torni a casa gli
spedisci una fotocopia dell’ultima copia che, naturalmente, non puoi dare via.
4.
I poeti, quando vengono fotografati in una Galleria d’arte dalla ragazza o
dalla gallerista, prendono coscienza di essere invisibili, anche se la
fotografa gli confessa candidamente che aveva dimenticato di metterci il
rullino.
5.
La durata di un reading aumenta col quadrato del numero degli assenti.
6.
Se la poesia causa molti readings, alla lunga i readings diventeranno più importanti
della poesia.
7.
Se al reading interviene un idiota o
un massone ammašcato, non fare la
lettura, ti hanno fregato il dattiloscritto in treno.
8.
Se ti ritrovi una parola straniera che non ti viene bene a leggerla non solo
per il freddo e il bourbon che hai bevuto, bofonchia.
9.
Se non riesci a bofonchiare, spostati a sinistra e fai una deissi con il dito indice
della mano destra verso il pube della gallerista.
10.
Se nessuno guarda in quella direzione, sei perduto: se ne sono accorti tutti
che stai facendo una Lebenswelt e una
Stimmung con lei.
░ Il
poster della Galleria 2000 di
Gianfranco Franchi, in via Massimo d’Azeglio 50, a Bologna, con gli artisti e i
poeti dei famosi readings alla fine
degli anni Settanta.!
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“Tra i critici e gli
studiosi il solo Francesco Arcangeli mostrò attenzione genuina. Nessuna
Galleria d’arte accennò il minimo vero interesse. Non lo fecero le due più di
tendenza allora: la De’ Foscherari di
Franco Bartoli, la 2000 di Franco
Franchi. Né, peraltro, lo fecero i loro tutor critici: Pietro Bonfiglioli e
Vittorio Boarini, da un lato, né Renato Barilli dall’altro. Ed è stupefacente
che Barilli addentro alle cose bolognesi, a babbo morto, abbia una tale
amnesia, una così perdurante scotomizzazione di come andavano le cose all’epoca
e, piuttosto che rivedere un atteggiamento che lo porta a magnificare, oggi e
non ieri, a cose fatte, personaggi e protagonisti, attribuisca a Bendini, per
questo, un ruolo, non solo immaginario, ma addirittura impossibile e neppure
ricercato dall’uomo.”
│!Antonio Napoletano, Lo
“Studio Bentivoglio”, una storia, in “Zeta”
n.114, Campanotto editore, Udine maggio 2017: pag.9.│
A Silvia
Zangheri, detta “Silova” da V.S.Gaudio: in memoria│!