IL POETA DELL’ACQUARIO E IL LIVRE D’ARCANDAM
Il poeta dell’Acquario aspetta davanti alle
porte con straordinaria pazienza. Di una delicatezza esagerata, aiuta i
bohémiens e ne è raggirato. D’altronde, come dice il Livre d’Arcandam, lui stesso è una natura vagabonda, così pietosa e
compassionevole che non accuserà nessuno, anzi scuserà chiunque e andrà
errabondo in terra straniera, nei vari istituti universitari collegati all’Istituto
italiano di Cultura in tutti i paesi del mondo, manco fosse il Vaticano. Così
ai suoi beni e al suo corpo capiteranno varie avversità. E sarà santificato,
come minimo, nei Meridiani Mondadori.
Le poetesse si credono volentieri delle muse
e si mettono con poeti anziani che se non hanno il Morbo di Pott hanno avuto da
infanti l’atrepsia di Parrot, come Vittorio Emanuele III. Le muse dell’Acquario
hanno lunghi capelli morbidi, spesso biondi. Sono robuste, del tipo
mesoendomorfo, direbbe V.S. Gaudio e, per proteggere il loro vate, spesso
praticano l’Aikido. Poi, dopo che il poeta loro a cui hanno fatto da muse è
defunto, pubblicano una plaquette di poesie che, a sentire i cantori della
critica portaborse, ha la risonanza del corno, ma anche del violoncello e della
cornamusa.