Il poeta dei Pesci ha
la pelle bianca, leggermente rosata, la voce chiara, le braccia corte. La forma
generale del corpo è come la sua poesia: a campana, Janduz disse che ricorda la
sagoma della foca. Chi cazzo fosse Janduz, non lo sa né il poeta dei Pesci e
nemmeno V.S. Gaudio. Il poeta dei Pesci ha il viso piatto come la razza, che è
un bel pesce da mangiare. Oppure, qualcun altro lo scrisse, ha la faccia del
pappagallo, le palpebre pesanti, gli occhi, celesti o castani, sono
addormentati e prominenti. Ci sono dei poeti Pesci con l’occhio di
King-Charles, lo sguardo privo di mistero, Dario Fo era dei Pesci? Ah, ma non
era poeta. E D’Annunzio? I capelli castani o biondi, il naso corto, carnoso e
arrotondato, che non è male in certe filles de mon peuple, questo disse V.S., e
aggiunse che si riferiva al naso di una fille de mon peuple che non era dei
Pesci, però, per gli antisci, essendo Bilancia, forse è per questo che aveva
quel naso corto e carnoso, da (-phi) pregnante e pesantemente iconico.
Mallarmé, che doveva essere una persona allo stesso tempo acuta e semplice,
troppo naturale nel comportamento e di “avanguardia” nello spirito, non ricordo
se fosse del primo decano, i Pesci di febbraio, forse era nato a marzo, di
sicuro, e allora non era lui l’”Apostolo insignificante” a cui si riferiva Max
Jacob? Vai a vedere, era abbastanza svitato, dandy, pretenzioso; abbastanza
canaglia e abbastanza santo. E pedante senza naturalezza, manierato e verboso,
che crede nella propria raffinatezza e magari faceva, come ogni Pesci che si
rispetti, dei rutti spaventosi a tavola. Senza naturalezza e senza grazia.