`Il poeta dei
Gemelli García Lorca non incontra a New York mio nonno, che aveva Venere in
Sagittario.
Federico García Lorca Poeta a New York Ugo Guanda Editore Milano 1976: Ciudad sin sueñopagina 72 |
Non dorme nessuno nel cielo. Nadie, nadie. No
duerme nadie. E’ Federico García Lorca: no duerme nadie por el mundo. Nadie, nadie. Che è
nella città insonne, nel notturno di Brooklyn Bridge, quell’anno in cui non
incontra mio nonno. Le creature della luna odorano e girano intorno alle
capanne, e nemmeno loro incontrano mio nonno. Verranno le iguane vive a mordere
gli uomini che non sognano e quello che fugge con il cuore rotto non incontrerà
mio nonno e nemmeno l’incredibile coccodrillo di García Lorca, quieto sotto la
dolce protesta degli astri. No duerme nadie por el
mundo. Nadie, nadie. Un
día los caballos vivirá en las tabernas y las hormigas furiosas assaliranno i
cieli gialli che si rifugiano negli occhi delle vacche. E mio nonno se ne va in
Patagonia. Un altro giorno, quello delle farfalle disseccate, mio nonno,
camminando ancora in un paesaggio di spugne grigie e di barche mute vedremo
brillare l’anello e nascere rose dalla nostra lingua. Quelli che hanno ancora
segni di zacchera e di acquazzone, quel ragazzo che piange perché non sa l’invenzione
del ponte, quello non poteva essere mio nonno, lui starà dormendo nel cielo in
Patagonia, dove aspetta la dentatura dell’orso e la pelle del cammello e anche lui
adesso è questo che sta sognando. C’è questo panorama di occhi aperti, non
dorme nessuno nel mondo. O è il mondo solo nel cielo solo, e il vento all’uscita
di tutti i villaggi, e il terrore della ruota, e tutti cantavano alleluia, il
cielo deserto, il marinaio decapitato, cantava l’orso d’acqua e tutti cantavano
alleluia, il mondo è solo, e non dorme nessuno nel cielo. Tutto è rotto nella
notte, a gambe aperte sui terrazzi, bisogna pur pisciare da qualche parte o
viaggiare negli occhi degli idioti, nei campi liberi dove fischiano pacifici
cobra abbagliati, paesaggi pieni di sepolcri che danno freschissime mele,
perché venga la luce smisurata sulla folla che orina sul veliero giapponese con
l’aguzzo parasole che punge sotto un silenzio con mille orecchie e minuscole
bocche d’acqua nei valichi che resistono all’attacco violento della luna. Il
campo si morde la coda per unire le radici in un punto, manco fosse il
rapportatore Aquino e il gomitolo cerca nell’erba la sua ansia di longitudine
insoddisfatta, tutto è rotto nella notte, a gambe aperte sui terrazzi, tutto è
rotto sui tubi tepidi di una terribile fonte silenziosa o sui vetri dove stanno
le onde irripetute. O quando giungevano i rumori della selva del vomito con le
donne vuote, con bambini di cera calda, con alberi fermentati e camerieri
infaticabili che servono piatti di sale sotto le arpe della saliva, e mio nonno
a dirsi: non c’è altra via, Vicente, vomita! Non c’è scampo. Non è vomito degli
ussari sui seni di quella puttana, il tuo, né quello del gato que se tragó una
rana por descuido, e la donna grassa che avanzava con la gente delle navi, nel
crepuscolo di Coney Island, il vomito agitava delicatamente i tamburi entre
algunas niñas de sangre que pedían protección a la luna.
!La Stimmung con
F.G.L. è basata su Ciudad sin sueño, Navidad en el Hudson, Paisaje de la
multitud que orina, Paisaje de la moltitud que vomita, in Poeta a New
York(1929-1930), qui nella collana Quaderni della Fenice di Guanda, Milano
1976, a cura di Carlo Bo.