`│Il clarinetto della mia amica poetessa dei Gemelli.♪
Più tardi, pensò quella mia amica poetessa
dei Gemelli, suonerò il clarinetto.
E nascose il clarinetto nella credenza, in
cucina, tra vasetti di pomodori pelati, marmellate e scapecia sibarita.
Poi, se ne andò a passeggio.
Ora, bisogna sapere che nessuno, nel delta
del Saraceno, dove abitava il poeta sibarita che stava ospitando la sua amica
piemontese, aveva mai visto un clarinetto, anche se, è leggenda ma può essere
vero, è risaputo che il nonno del poeta teneva il clarinetto nella vetrinetta
che s’era portato a bordo della nave degli Ivancich dalla Patagonia, con quel
suo famoso pappagallo gigione e astuto, uno spaccone col bisogno di stupire,
perentorio e definitivo, volgare, privo di tatto, perfino cinico, qualcosa che
stava tra il venditore ambulante, il mercante di cavalli, il caporeparto e il
deputato, la sua eloquenza da caffeuccio e da riunione pubblica!
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In questa foto, la giovane
Adriana Ivancich
stava andando a Cuba.
©│J.F.Kennedy Library |
Un giorno, a casa del poeta saraceno, aprono
la credenza per prendere un vasetto di scapecia e trovano questo strano
strumento a fiato costituito da un tubo cilindrico di legno, munito di un
bocchino e di un barilotto nella parte superiore, e di una campana al termine del
tubo. Allibiti, si chiedono l’un l’altro: “E che cos’è questo? Non è un flauto,
e nemmeno un oboe!”.
E il pappagallo dalla
vetrinetta: “E nemmeno un oboe, obòe…obòe…”.
Era il clarinetto della mia amica poetessa
dei Gemelli, che suonava anche l’armonica a bocca, come Bob Dylan. Mio nonno
suonava a Gozo anche il flauto di Pan, che aveva portato nel delta del Saraceno
a bordo di un traghetto dei Matacena dall’arcipelago di Malta. Mio nonno non
era dei Gemelli. Era del Capricorno come Adriana Ivancich, e il fatto strano è
che avevano viaggiato insieme su una nave di ritorno dal Sudamerica all’inizio
del 1951.