Il poeta del Cancro è un Poeta.


aIl poeta del Cancro è un tipo sentimentale e un parlator cortese.
Il poeta del Cancro, ancorché fosse un epigono di Petrarca, e anche, per via della linea del cuore di Marlene Dietrich, di Jean Cocteau, questo ricordo che dissi alla figlia di Cesare Ruffato[i]: il poeta del Cancro è un poeta, così scrisse Max Jacob[ii], o forse Conrad Moricand[iii], va’ a saperlo, Henry Miller poi che se lo tenne l’astrologo a Big Sur in quella topaia dove cazzo come pioveva e il poverino non aveva nemmeno un "pisciaturo" personale a disposizione, figurati se un ombrello: fatto sta che è una natura profondamente suggestionabile, il poeta Cancro: inafferrabile, occhio e spirito sfaccettato che scintilla sotto tutte le luci, facilmente ha più di un’idea al giorno, come nei piaceri singolari  in cui, per via del romanticismo della cosiddetta “battaglia dei Gesuiti”, resiste, è tenace, per via del fatto che si lascia andare alle reminiscenze di sensazioni, è il fabbricatore dello shumullar  più che dello shummulo. E poi l’amore per il meraviglioso e il gusto per l’arabesco e le scienze comiche ed effimere, sai dove se lo mette Raymond Queneau! E chi ci mettiamo tra i poeti del Cancro, mi chiese Francesca Ruffato, uno emaciato e magro del primo decano, Giovanni Giudici, parlatore, narratore e regista forse, di certo ama riferire, non senza spirito, i fatti e le parole altrui, tu pensi che sia dispettoso e non finisce le frasi e interrompe di frequente gli altri? Nel secondo, si può mettere Nanni Balestrini, che deve essere un tipo sentimentale e curioso, anche pretenzioso, incoerente e beffardo, questo dissi a Francesca: pensi che sia del tipo che ha gesti e parole spesso involontari? E facciamo uno scherzo a Aida Maria Zoppetti, la decantiamo come poeta del terzo decano suscettibile e aggressivo, ma che ama raccontare cose sorprendenti, però è di un suscettibile morboso, e poi il sarcasmo, però è concisa la ragazza, e io: ha il gusto del nuovo, dell’imprevisto. E lei: e tace per orgoglio, e ha orrore delle frasi fatte. E Gianni Toti, che certo non è che non finisca le frasi e interrompe di frequente gli altri, lui interrompe la parole, e parlatore, narratore, regista, lui sì, dove fu che prese la parola e il verso, e il metaplasmo, e la langue, e il microfono, a Treviso o a Trento, e ci fu uno che, dopo che chissà se mezzogiorno era passato da almeno due ore, e niente, lui nessun languorino,Gianni, né un vuoto, lo interruppe dicendogli che lei deve essere del segno della Luna che ha un acuto senso della proprietà, del possesso, di ciò che gli appartiene, certo ha un buon cuore, chi lo mette in dubbio? E sta spesso nelle nuvole, ride di rado e ha l’aria anche assente, e a  causa della conversazione cortese, tutti questi che stanno a sentirla a bocca aperta e applaudono anche, ma noi altri  siamo qua, s’è fatto tardi e la sua natura che è molto emotiva e molto impressionabile non sente come una morsa allo stomaco? E fu allora che Gianni cominciò a tossire e venne fuori che essendo del primo decano era anche macilento, giusto per non contraddire Max Jacob e quel Moricand, ma si girò dall’altro lato, si alzò e disse: “Per questa testa di rapa che mi ha interrotto, essendo la rapa del Cancro come il cetriolo e la lattuga, si fa presto a presupporre che cosa andremo a ingurgitare oggi!”.
!v.s.gaudio


[i] Dovevamo fare una sorta di Bestiario zodiacale dei Poeti, sulla  di quello che avevo appena pubblicato, firmandolo insieme a Max Jacob, su “Carte Segrete” n.47(gennaio-marzo 1980), la rivista di Mimmo Javarone e Gianni Toti. Ma nella forma di un libro. Che, è inutile negarlo, non ci fu permesso di realizzarlo.
falsariga
[ii] Max Jacob , Claude Valence, Specchio d’Astrologia, © Librairie Gallimard, Paris 1949; trad. it. Adelphi  edizioni, Milano 1978.
[iii] Cfr. V.S. Gaudio, Miroir d’Hétérotopie. L’esotopia di Henry Miller, in: Alessandro Gaudio, Il limite di Schönberg, Prova d’Autore di Nives Levan & C., Catania 2013.