FARFALLA
éssa -
è-già-la-luce 
del dio -
dentro al campo ― 
térra - a
bella vista - 
in lénta -
spoliazione 
… 
1.
I 
sempre
- sei eco di radice 
del
témpo - senza volto 
→ il préndere del sogno 
l’álbero
stupendo 
-
a forma - della vita, 
quésto-solo-chiasso
di
un unico tuo punto, 
nell’aria
che ti parla 
-
a menzogna - mai finita, 
ad
álta notte che si squilla 
nell’último gridare, sull’úl-
timo crinale ---
1.
II 
e
fusa 
in
ombre del tuo pianto 
sei
quésto - solo iato, 
i
témpi - sempre trasparenti - 
che
spézzano stasera 
álbe
- di montagne, e il volto 
che
dice e poi ripete - léttere che sono 
orme
solo terse 
nel
luogo - senza bosco --- 
1.
III 
e
me di spalle 
è
il ponte di traverso, 
il
téndere sull’acqua 
álberi
e paesi 
feróci
e circolari, álberi caduti 
in
quésto solo sogno 
di un mondo - dentro al mondo ---
----
2.
I 
→ “e il lume che qui soffia 
nell’álbero
di vita 
è
quésta sola bocca, 
la
terra già distesa 
il
cui moto, mi dicevi, 
è
quanto qui si pesa 
dal
buio - al mio mattino, 
in
quieto solo corpo 
lúngo
- di sospiro 
2.
II 
“e
filo della voce 
è
vedersi - di quésta sola terra, 
in
soffio che risplende 
perfétto
a desiderio ― 
è
il canto ripetuto 
in
tiepida materia, in nomi - tutti - da capire, 
álti
e già disciolti 
in
echi solo a spazio 
di
vértici dell’aria 
2.
III 
“e
il pianto della luce 
è
l’última memoria, 
lo
spargere sottile 
di
un órdine del mondo 
che
fece - precíse di deriva - 
soglie
- dalle case! - 
del
tutto separate, 
la
nótte - felice - di se stessa 
da!
Silvia Comoglio
CANTI
ONIRICI
L’arcolaio,
Forlì 2009


