Gian Giacomo Menon ▒ Geologia di silenzi


È in distribuzione il libro Geologia di silenzi e altre poesie di Gian Giacomo Menon,  curato da Cesare Sartori ed edito da Anterem Edizioni nella collana Itinera.
Menon (Medea 1910 - Udine 2000) ha insegnato storia e filosofia dal 1939 al 1977 nel liceo classico Stellini di Udine e nell’istituto magistrale Percoto del capoluogo friulano ad almeno due generazioni di studenti. Ha scritto centomila poesie, oltre un milione di versi, ma in vita non ha pubblicato quasi niente.
Trascurato, dimenticato o, nella migliore delle ipotesi, sottovalutato in vita anche per effetto della sua scelta radicale di isolarsi dal mondo,  Menon rischiava di scivolare definitivamente nella dimenticanza.
Questo volume è il frutto di un piccolo ‘miracolo’ editoriale: 38 ex allievi dell’autore, sparsi per il mondo e di generazioni diverse, anche lontane tra loro, per affetto e riconoscenza nei confronti del loro indimenticabile docente hanno accettato di sottoscrivere una quota per coprire le spese di pubblicazione. A loro si sono aggiunti anche altri che Menon non l’hanno avuto come insegnante e che non l’hanno conosciuto personalmente, ma “soltanto” attraverso le sue poesie.


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La poesia di Gian Giacomo Menon fa i conti con la presenza invisibile dell’essere nelle cose. I suoi versi ci invitano a guardare oltre le apparenze. Noi viviamo infatti come se ciò che non è visto, pensato, intuito non fosse… E invece è. Pulsa, seppure nascosto, alla radice delle cose. Ogni apparenza, registra Menon, ci induce a “lasciarci vivere” anziché a “vivere”; ci induce ad accontentarci della parvenza dell’essere, quando al contrario l’essere si cela dietro alle quinte e qui attende di essere raggiunto. L’essere è il non-visibile, è il silente. Ne cogliamo la presenza quando abbassiamo le palpebre, quando facciamo i conti con le tenebre dell’interiorità, con l’oscuro dolorare delle cose. L’immediatezza non è l’essere.  Chi veramente vuole la vita, rifiuta di vivere in rapporto con l’apparenza. «L’uomo deve farsi una via per uscire alla vita» scrive un autore caro a Menon, Michelstaedter. E Menon ne è pienamente consapevole: per “uscire alla vita” altro modo non c’è se non respingere quanto appare, per orientarsi verso un’autenticità alla quale ogni poeta sente di appartenere. La svalutazione dell’essere a favore delle apparenze è vista da Menon come una vera e propria ostilità nei confronti della vita. Ecco perché ogni dettaglio della condizione umana va vissuto, anche il più spaventoso, il più incomprensibile. Perché ognuno di quegli attimi può portarci al cospetto della nostra essenza.(...)

Flavio Ermini, L’essere e la vita 
in : Gian Giacomo Menon, Geologia di silenzi e altre poesie, ed.cit. pag. 149: 
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