Silvia Comoglio ⁞ Il luogo, il témpo e la palude


1.
… uscimmo a téssere i leoni, i tétti fini fini : a sbirciare
guglie e catenacci : gli steli - degl’álberi lucenti
disciolti - nel témpo dell’ebbrezza …





*
La foce ad eco di sua luce
tu pórgimi lontano, inarcando
il témpo e la palude, baciándo
- e ribaciando - lo stésso
sogno aperto, poi
nel suono dell’alba furibonda
mura - flébili nel vento -
lásciti di forme - incise -
alla finestra. E tócca
l’érica riaperta, la gioia
che fólgora - l’istante
___
4.
... intonse, le cose intonse
áprono di peso terre a profezia
di stelle - mai finite, sono voce ―
di essenze fuori bordo, nótti ad álbero di fuoco
sénza un solo segno di pena ereditata,
di sguardo che somigli a ómbre
a metafora redente …


*
il luogo, Altezza, è ricoperto
di faggi e caribù, del drago - nel tempo - appena asperso.
è il filo del suono che prolunga
anábasi di voli sorpresi nella stanza: chiodo
di vostre - private guerre
rimaste indecifrate, e lisce e levigate
in bássa - luce - di presenza, in pianta
ignota della casa

8.
ora tócca ―
quanto è fitto - e già feroce!
il lúngo chiaro inizio
del pér-dersi nel tempo







*
Bellí-ssima la pioggia “álta, sulla luna!,
nel lato lungo - di quésta
sola sponda”, la fronte
aspersa dalle labbra, strisciata
fuori - dalle labbra: “bellí-ssima la notte
tenuta lentamente - tra l’ombra
e il suo pilastro, precisa - a scricchiolare -
in dire - fólli e sorridenti, come voce che già passa
anónima nel buio - e pura dentro l’acqua,
suonando nell’álbero più stanco un’ónda
ridetta e contraddetta, fino all’eco
dell’ultima sapienza, del corpo - pesante -
alla finestra

da! Silvia Comoglio
 Bubo bubo
L’arcolaio, Forlì 2010