1.
…
uscimmo a téssere i leoni, i tétti fini fini : a sbirciare 
guglie
e catenacci : gli steli - degl’álberi lucenti 
disciolti
- nel témpo dell’ebbrezza … 
*
La
foce ad
eco di sua luce 
tu
pórgimi lontano, inarcando 
il
témpo e la palude, baciándo 
-
e ribaciando - lo
stésso 
sogno
aperto, poi ― 
nel
suono dell’alba furibonda 
mura
- flébili nel vento - 
lásciti
di forme - incise - 
alla
finestra. E tócca ― 
l’érica
riaperta, la gioia 
che
fólgora - l’istante ― 
___
4.
...
intonse, le cose intonse 
áprono
di peso terre a profezia 
di
stelle - mai finite, sono voce ― 
di
essenze fuori bordo, nótti ad álbero di fuoco 
sénza
un solo segno di pena ereditata, 
di
sguardo che somigli a ómbre 
a
metafora redente … 
* 
il
luogo, Altezza, è ricoperto 
di
faggi e caribù, del drago - nel tempo - appena asperso. 
è
il filo del suono che prolunga 
anábasi
di voli sorpresi nella stanza: chiodo 
di
vostre - private guerre 
rimaste
indecifrate, e lisce e levigate 
in
bássa - luce - di presenza, in pianta 
ignota della casa
8.
ora
tócca ―
quanto
è fitto - e già feroce!
il
lúngo chiaro inizio
del
pér-dersi nel tempo
* 
Bellí-ssima
la pioggia “álta, sulla luna!, 
nel
lato lungo - di quésta 
sola
sponda”, la fronte 
aspersa
dalle labbra, strisciata 
fuori
- dalle labbra: → “bellí-ssima la
notte 
tenuta
lentamente - tra l’ombra 
e
il suo pilastro, precisa - a scricchiolare - 
in
dire - fólli e sorridenti, come voce che già passa 
anónima
nel buio - e pura dentro l’acqua, 
suonando
nell’álbero più stanco un’ónda 
ridetta
e contraddetta, fino all’eco 
dell’ultima
sapienza, del corpo - pesante - 



