Federico Hoefer
c PIANA DI GELA
Come è bruciata questa
piana
a luglio! E i calanchi
sono fantasmi al riverbero
feroce.
Sono scomparsi i segni
degli uccelli
e i muli già
impazziscono.
Qui
il sole è sole.
Gli armenti – radi –
brucano le stoppie
e il latte è giallo,
una fontana è un
miracolo di Dio
e il chiodo fa scintille.
Dov’è il profumo delle
zolle grasse?
La notte è un miracolo
che dura fino all’alba.
c
Federico Hoefer(1930-2018), Mimmo Cara, nelle
sue Proporzioni Poetiche, nel secondo
volume, quello del 1976, l’aveva messo nel reparto de “La scrittura del lirico”,
insieme al mio amico Camillo Pennati; a Paolo Ruffilli, con cui avevo una
qualche connessione per “Quinta Generazione” di Giampaolo Piccari e che quando
ci siamo conosciuti a Treviso, in quell’altro secolo, era accompagnato da una
ragazza, tutta densa nel paradigma del geroglifico
della città, quella città, forse, e il vento,
insomma una di quelle figure patagoniche,
che, per la finestra [sensu Roland
Barthes dei frammenti del discorso amoroso]che aprono, possono sempre riportare tutto a amore, e spero proprio che Paolo quella ragazza plurale (come Marut gli dei della tempesta negli inni vedici,
che sono tre volte sette o tre volte
sessanta) se la sia sposata, per l’invisibile
massa del vento; a Silvio Ramat; a
Massimo Grillandi; a Marina Quaglia; a Milena Milani; a Giovanni Occhipinti; a
Maria Luisa Spaziani; a Francesco Tentori; a Ettore Violani. Io ero nello
stesso volume, nel reparto de “Le epifanie magmatiche”. Hoefer era nato a Porto
Empedocle e a Gela si occupava di relazioni pubbliche per una società
petrolchimica. Faceva, nei favolosi anni settanta, i mensili Fogli di poesia: dei fogli, davvero, in
cartoncino, ce li ho da qualche parte, al primo tentativo non sono riuscito a
scovarli; se li ritrovo, qualcuno ve lo scansiono e lo posto. Non ricordo
quanti me ne aveva mandati, di certo me li aveva spediti quando ero ancora in Culabria, dove i “favolosi” anni settanta,
e anche ottanta, non è che fossero così “favolosi”.
Non molto tempo fa,
Mario Grasso annunciò sul sito di Prova d’Autore che stavano approntando la
pubblicazione di alcuni testi di Federico Hoefer, così di punto in bianco, e
tanta fu la mia sorpresa: difatti, in tante lune, diciamo addirittura nell’arco
di un ciclo di Metone, non avevo mai visto poesie di Hoefer su “lunarionuovo”, e quindi mi son messo ad
aspettare. Aspetta oggi, aspetta domani. Poi, un giorno il sito di Prova d’Autore
si “rompe”, non appare online per almeno tre mesi. Stamane vado a guardare l’ebdomadario
e trovo, a firma di
Mario, “Addio,Federico”:(...)Avevamo parlato al telefono con l’Amico Poeta, l’ultima volta,
qualche mese fa. Lo avevamo informato di lavori in corso per una crestomazia di
poeti siciliani e del triplo turno che era stato programmato per la edizione di
tre volumi. Le sue poesie non sarebbero state pubblicate nel primo volume ma
nel terzo. Federico, ironicamente, si era dichiarato disinteressato rispetto
alla diversità delle date, ma ci aveva raccomandato, intanto, le poesie
dell’amico Rocco Vacca. Un gesto di quella generosità che lo
contraddistingueva, lui teutonico, sicuramente orgoglioso di gareggiare con le
spontaneità siciliane. Spontaneità di una Sicilia nella quale era siciliano tra
siciliani, da poeta, da amico, da operatore di cultura (Non dimenticheremo il
Premio di poesia “Terra d’agavi” significativa intestazione come proiezione
significante di sintesi che accoglie una scheda d’identità della Sicilia).
c QUELLI CHE RESISTONO
Il sole qui tramonta all’orizzonte
come mill’anni addietro
e risorge puntuale fra
gli ulivi
e i mandorli, sopra la
collina.
Il tempo è fermo,
non ha sussulti
e l’uomo mastica
amarezze
per le mulattiere come
mill’anni addietro.
Alle fontane l’acqua è
un filo
prezioso
e il mare – a due passi –
non può spegnere l’arsura
degli armenti, al
ritorno
dalle stoppaie
infuocate.
È vita questa?
Se partono
quelli che resistono,
resteremo
senza sangue rosso nelle
vene.
Chi alzerà le case di
tufo?
Chi pianterà canneti al vento
per lo scirocco d’Africa?
Chi porterà le olive
ai frantoi di pietra?
Chi suonerà le campane a
festa
per i santi patroni neri
delle processioni?
Se partono…
Federico Hoefer!