Il pittoresco e il distintivo dei poeti della Bilancia e della zia del poeta.


dI poeti della Bilancia sono dei dilettanti.
I poeti della Bilancia sono dei dilettanti, nature superficiali con grazia. Amano ciò che seduce e ricercano tutto ciò che piace. Si preoccupano dell’ambiente, e fanno poesia forestale, anche se sono esitanti per natura. Descrittivi: tra il pittoresco e il distintivo, portati ai piaceri sensuali, finché si beve sono costantemente di buon umore; poi, improvvisamente, finito il Prosecco di Valdobbiadene, con un sorriso cerimonioso spariscono. Un po’ come faceva un mio amico poeta a Torino, quando andavamo in piola, dalle parti di Corso Vinzaglio, ma eravamo a Freisa e lui era del Capricorno, forse la moglie, che era alta, bella, amorosa e sentimentale, con molte idee commerciali, e dalla pelle fine, era della Bilancia e non faceva poesia, nemmeno innamorata, per questo lasciò il mio amico comunista e ubriacone, ma impiegato bene nei dipartimenti scolastici della Repubblica che adesso i nuovi comunisti chiamano con pertinenza “Repubblica Pontificia”, e se ne andò a fornicare a Torre Pellice. Lui ci restò all’inizio un po’ male, e una mattina, questo mi raccontò l’altro mio amico poeta, prese , tra quelli della mia collezione che avevo lasciato a casa di quest’altro amico poeta, il “Playmen” in cui c’era Carmen Russo, che era sì di Genova ma era della Bilancia come la moglie,ma non è che fosse alta, anche se per come si posizionava nella 17 tirava fuori la natura doppia che è tipica della Bilancia e dei Gemelli,   e gli dette fuoco sul ponte sul Po che porta alla piazza della Gran Madre.
In compenso, i poeti della Bilancia applicano i numeri alle cose e sopportano con duttilità ed eleganza grandi delusioni affettive. Le poetesse sono vigorose, belle, alte, dai movimenti sciolti; anche una zia del poeta che stava a Torino era un bel tipo mesomorfo dai seni pieni e rotondi come nelle donne antiche della Basilicata e i gesti lenti e aggraziati delle donne Bilancia della Val Locana. A pensarci bene, il poeta pensava che fosse correlabile, per le gambe e la lentezza dell’andatura alla Giulia, la santarcangiolese di Carlo Levi.