a Bartolo
Il furioso toro
che trasvola in mitosi
ingoia il coro
delle leggiadre
care ladre
di vergini gigli.
Forse una sventola
un solenne scapaccione
un toromoto
il naufragio di Cnosso
sull’osso
aguzzo dell’ignoto.
Andrea Genovese
Da
→
IL POETA E IL GRAFOLOGO. Antologia degli “autografi”, Ragusa, Edizioni
Università Popolare, 1984: pagina 57.
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Genovese nello schema Dimensione a pagina 9 dell' Introduzione alla grafopoetica di V.S.Gaudio IL POETA E IL GRAFOLOGO, Ragusa 1984 |
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Genovese nello schema Direzione a pagina 9 dell'Introduzione alla grafopoetica di V.S.Gaudio IL POETA E IL GRAFOLOGO, Ragusa 1984 |
!Grassa è l’intensità
di Andrea Genovese, come quella di Antonino Cremona, Giacomo Giardina, Stefano
Lanuzza, che ha la stessa Herkunft territoriale, Mimmo Morina, Paolo Ruffilli,
Benito Sablone, e Angelo Scandurra, Giuseppe Zagarrio, Pietro Civitareale e
Alfondo Zaccaria: sensualità, ostinazione, rigorismo ma anche, inesplicabile, l’inerzia.
L’intensità, con elementi
grafici grassi, si attiene a uno stile più mistico, questo scrissi nell’Introduzione: pronto ad esplodere tra
una sorta di realismo sensoriale(con tutti i rischi narcisistici) e la
viscosità delle immagini.
Grande è la dimensione
di Andrea Genovese e perciò propenso all’egocentrismo, all’ardimento, al
romanticismo, anche alla precipitazione, un po’
come Giacomo Giardina, Ester Monachino, Mariella Bettarini, Carmelo
Pirrera, Antonio Spagnuolo, Salvatore Martino, che all’epoca faceva l’attore e
il regista, il cremonese Giancarlo Pandini e la sibarita Marisa Aino. Anche la
dimensione grande ragguaglia sulle cosiddette modalità mistiche o
antifrastiche, in cui la forma del
contenuto ha sempre a che fare con una rimozione.
Serpentina è la direzione
della calligrafia di Andrea: come Roberto
Gagno, che è di Foligno ma afferiva al gruppo di “Salvo Imprevisti”, e un po’ come
Carmelo Conti, da Scicli: si può tirar fuori uno stile tra adattabilità, tatto da un
lato e agitazione dall’altro.
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