di Michele Dalai
v.s. gaudio
Dall’uso di frasi brevi con il vocabolario fondamentale al gesto politico assoluto
Quando Tullio De Mauro cominciò a scrivere sul Vocabolario di base della lingua italiana e a stabilire che il vocabolario fondamentale aveva più o meno 2000 parole, e poi disse: ”L’uso di frasi brevi, dunque debolmente ipotattiche, favorisce la comprensione di un testo. Frasi più lunghe di venti parole riescono di difficile comprensione a chi ha livelli scolastici inferiori alla quinta elementare. Possiamo usarne una, due, se ci servono. Troppe, stancano. In Italia, dunque, esse allontanano il 76% della popolazione adulta”, io appartenevo alla popolazione adulta dell’Italia, Bossi era di là da venire, in compenso c’erano certi animali politici socialisti di bella stazza e di linguaggio corto. Ma non capimmo un cazzo lo stesso. Perché? Maddài, ma perché “cazzo” non c’era né nel vocabolario fondamentale, quello più semplice, di 2000 parole, né nell’altro vocabolario di alto uso di circa 2900 parole e nemmeno fra le restanti 1800 parole del vocabolario di alta disponibilità. Se l’era già messo da parte il grande animale politico della Lega…e poi un bel giorno, tiè, altro che frase breve e parole del vocabolario fondamentale: lo mostrò al 76% della popolazione adulta creando il gesto politico assoluto!
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