Alessandra Tecla Gerevini
Trova Arno
23 giugno 2011
Arno Rafael Minkkinen è un uomo che sa essere betulla, sa essere fiume, mare, roccia, legno, città, sa essere neve, sole, orizzonte, finestra, sa essere donna e padre e figlio. Dal 1971 questo fotografo finno-americano si occupa di autoritratto in sintonia con il mondo. Con tutte le sue componenti, umane e naturali. Studia, immagina, fa partire l’autoscatto, si fa altro, la macchina scatta. Raccontandosi come parte del tutto, usa un bianco e nero raffinato. A creare poesie che trasmettono tranquillità, come se niente potesse ferirci perché niente è al di fuori di noi stessi, come se il tempo non esistesse così da essere infiniti.
v.s.gaudio says:
2 luglio 2011 at 11:01 AM
IL PALPABILE AVVOLGIMENTO DEL CORPO-ACQUA DI LAURENCE
Che Arno possa farsi fiume non ci sono dubbi, basta pensare al fatto che le foto che mi tirano di più sono il self portrait with Maija-Karina e la Laurence a Gozo, in cui il corpo è ipostasi dell’acqua(e anche ipotassi). Per Laurence, sospesa e sorretta dalle mani di Arno, lo ammetto, ero rimasto alla Laurence di Dahmane e al paradigma della sicurezza sottomessa o della compiacenza serena(che attiene a sua volta al paradigma sentimentale nell’ostensione erotica). Ma, se vogliamo, con tutta l’acqua che c’è e le mani, la pelle si fa corpo liquido del paradigma sentimentale, e allora la Laurence(ma anche Maija-Karina) in Arno Minkkinen è come se fosse il prototipo di questa linea sentimentale liquida, un po’ dentro certi passaggi in acqua della poesia di Vicente Aleixandre[“La destrucción o el amor”, Madrid 1935; trad. it. Einaudi 1970], senza che il sema del “freddo” assorba quello dell’”umido”, ma con una sorta di dilatazione, sì, atonica, come nella poesia di Aleixandre, ma che qui si estende e si diffonde, si fa addirittura “calda”, leggera esuberanza dell’aria, è il palpabile avvolgimento del corpo-acqua?
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