v.s.gaudio
(…)
Amy quando l’hai vista non
era girata di schiena
per questo non hai notato la
linea morbida e compatta
delle spalle sotto il
grembiule bianco, la lieve
traccia dei muscoli sulle
braccia e i capelli neri,
folti e lucenti, che le
ricadevano sciolti
Amy non aveva il naso degli
indios, piatto,
con le narici larghe e le
labbra spesse come quelle
di una negra, né la
carnagione scura di Camilla Lopez
che quando camminava i seni
si muovevano
rivelando la loro sodezza[1]
Amy che non è una che puoi
incontrare a Torino
d’autunno quando uscendo
dalla Biblioteca Civica
in via della Cittadella il
poeta vedeva prima dei suoi
capelli bianchi la chitarra
di Bruno Lauzi che, sceso
alla stazione di Porta Susa,
se ne andava sotto i portici
di via Cernaia pieni di gente
incredibilmente divertente
anche al Bar Pasticceria
Querio dove c’era la cassiera
che si alzava dallo scanno
per mostrarti le paste più
appetibili e non era una
ragazza di circa vent’anni
alta e dritta ma intanto che
nel caffè lo zucchero si
sciolga tutto la vedi che ha
gambe lisce e forti e non
è messicana né calabrese
quando dalla cassa si portava
al banco in piena vista da
dietro intanto che mostrava
il pasticcino giusto al
cliente sapeva che non era il
suo grembiule bianco che
odorava di amido
Amy Smart che è alta 5 piedi e 6 pollici e ha l’arco
sull’Ebertin tra 6 e 11 gradi
come l’ombra di luce che
c’è tra Sole e Plutone lungo
l’asse degli equinozi è quello
l’arco che da un lato apre la
strada bagnata
e dall’altro ha piovosi
manifesti del Calendario Pirelli
in cui c’è Amy Smart che
cammina col passo ostinato
di quel suo ritmo di bolero,
con quel suo arco
di donna che pilota
l’elicottero[2] e nell’attesa
si mette a fischiettare, e se
le guardi i piedi non è
perché ha le huarachas scalcagnate
chiedi a Bukowski che aveva
trovato in biblioteca
una copia di Ask the Dust[3] e gli parve che
gli fosse
capitato un miracolo, grande
e inatteso,se fossi stato
tu il boyfriend di Amy Smart
che veniva da Topanga Canyon
il suo boyfriend segreto lei
ti avrebbe chiesto se
al meridiano di Los Angeles
s’impiglia l’orologio
o con quella sua aria bagnata
un po’ di mare e un
po’ di shummulo “Vorresti che fossi la macchina
manuale che ti suona il
bolero?”
il punto è che anche ad Amy
piacciono le cose pazze,
tipo mettersi a cavalcioni
sulle tue spalle, e che se
Arturo Bandini non le fa fare
la carriola sarà difficile
che gli diano ancora altri
duecento dollari per un racconto
la vita è futile, anche a Los
Angeles,
quelle mattine autunnali in
cui c’è la polvere
dell’Est, ed è una polvere da
cui non cresce nulla,
una furia cieca di un popolo
perso e senza speranza,
anche perché non c’è un
centro di gravità, o altro
che sia visibile la cassiera
del Querio che non è
come il dolce che ti indica è
più di una promessa
sensuale o una deliziosa
sorpresa qualcosa che
non sia la scarpa scalcagnata
del desiderio
deve scompigliare
gradevolmente la speranza
d’erezione dell’autore
chiedi ad Amy Smart che
potrebbe essere
non nel “Ghost Writer” di
Roth in cui era Anna Frank
l’eroina che ha lo stesso
nome della moglie di John Fante[4]
tanto che per questo
parallelo che c'è tra la Biblioteca Civica
di Torino e quella di Los
Angeles in cui Bukowski,
nel centro della città, come
il poeta in via Cernaia,
ecco finalmente l’alterità
radicale, l’impenetrabilità
ultima degli esseri e dei
popoli, l’irredentismo dell’
oggetto, così introvabile e
irresolubile, così poco
comprensibile, e perciò per
niente sentimentale
e inutile, circoscritta la
terra come sfera, come spazio
finito, così patagonistica
“Sei tu la mia deterritorializzazione
lenta, sei tu l’assenza che
ha una qualità carnale,
sei tu l’anamorfosi del mio
oggetto radicale?”
(…)
La Stimmung con
John Fante
sulla Cosa bandiniana
e l’aoristo di Camilla Lopez
[3] Si tratta
dell’edizione del 1939 pubblicata da Stackpole Sons, che fu tradotta in Italia
nel 1941 con il titolo Il cammino della
polvere(Mondadori, Milano). Dopo la morte di John Fante, fu ripubblicato da
SugarCo, Milano 1983, con il titolo Chiedi
alla polvere e una introduzione di Charles Bukowski; poi, Marcos y Marcos,
Milano 1994. Per la nostra Stimmung abbiamo usato la traduzione Einaudi Stile
Libero 2004, in
cui c’è anche il Prologo a Chiedi
alla polvere, che, in Italia, era apparso tra i racconti di John Fante, La grande fame, trad. it. Marcos y Marcos,
Milano 2002.
[4] Amy
Smart(Topanga Canyon, 3.26.76), che è dentro il nostro Bolero, cit., è l’attrice non solo di “Rat Race” ed è
sostanzialmente l’immagine di febbraio nel Pirelli
2002 fotografata da Peter Lindbergh; Amy Smart è l’analemma esponenziale
della moglie di John Fante che si chiama Joyce Smart, è a lei che è dedicato Ask the Dust. Amy Smart è la differenza
esponenziale del fantasma di Camilla Lopez, che si fa anamorfosi dell’a piccolo attraverso Joyce Smart? O è
Joyce Smart che, essendo l’anamorfosi dell’a
piccolo di Camilla Lopez, fa passare al meridiano del poeta il suo fantasma
esponenziale col corpo di Amy Smart?