Gli astronomi parlano di un pianeta abitato chiamato Quelm,
così distante dalla terra che un uomo viaggiando alla velocità della luce
impiegherebbe sei milioni di anni per arrivarci, sempre che riesca a pagare la
relativa bolletta all’Enel; anche se stanno progettando una nuova superstrada
che accorcerebbe, come la Tav per Lione, il viaggio di due ore, sempre che si
riesca a prendere la coincidenza a Torino Porta Susa.
Siccome la temperatura su Quelm è di 1300 gradi sotto zero, i bagni sono vietati anche perché per far riscaldare l’acqua del boiler sai che ci vuole e tutti sanno che appena superi i tuoi canonici 200 kwh mensili, l’Enel ti triplica la bolletta, senza tener conto che l’addizionale locale, con la relativa accisa, su Quelm non sarebbe applicabile perché è come il Pantano di Villapiana, non c’è l’illuminazione pubblica, anche se, poi, se vai a vedere, quando un privato accende i lampioni esterni della sua abitazione glieli accendono in contemporanea con quelli che sono nel bosco in cui non si può andare da quando le Ferrovie dello Stato hanno sbarrato il passaggio a livello con un muro di qua e uno di là. Comunque, su Quelm anche gli alberghi o sono chiusi o sono stati trasformati in pinetine recintate in cui ospitare mafiosi debitamente illuminati dall’amministrazione comunale, quantunque non paghino l’addizionale a quello della P4 che fa le bollette nel centro di stampaggio a Moncalieri.
Su Quelm per la lontananza dal centro del sistema solare,
per quanto ci passi la strada provinciale 253, che prima era una strada statale,
la gravità è inesistente e organizzare una cena in piedi richiede come minimo
aver fatto un corso di micro navigazione in barca con mio suocero.
Oltre a tutti questi ostacoli, su Quelm non c’è ossigeno
sufficiente per un tipo di vita come la nostra, in compenso c’è molto gas e,
visto che fa così freddo, la sera ci mettiamo vicino alla stufa e , con l’anima
devastata dalla nostalgia di una fetta di pane abbrustolita sulla brace del
fuoco domestico, ci rendiamo conto che siamo tra quelle creature che , se
riescono a viverci , a Quelm come nel Pantano, trovano difficoltà nel tirare
avanti senza un secondo lavoro, a meno che non si decida di darsi anima e corpo
alla potatura dei fichi e degli eucalipti.
La leggenda sostiene, comunque, che molti miliardi di anni
fa l’ambiente del Pantano e di Quelm non era così orribile – o almeno non
peggio di Pittsburgh, dove viveva felice e spensierato lo zio d’America di mia
moglie – e che la vita umana vi esisteva. Questi umanoidi- simili a noi perché imparentati
con nostro zio fuorché per il fallo che non era la-bas ma quasi ad altezza
orale- non erano filosofi, per questo non pativano il freddo, nonostante le
bombole di gas, come ancora qui nel Pantano, fossero sempre difettose, nel
senso che, aperta la manopola di erogazione, la bombola si scaricava in capo a
ventiquattro ore circa e dovevi accendere la stufa elettrica a tre pannelli per
ogni stanza e quando arrivava la bolletta Enel stampata da quello della P4
vedevi i sorci verdi e un animale preistorico, una sorta di grande roe, una
bestia mitologica con la testa di un ex presidente di un consiglio che si
faceva consigliare da chi portava lo stesso cognome di chi nel Pantano ebbe il
soprannome “Sciankèt”, che, appunto, quando si sveglia, dopo il grande freddo,
è tutto in fiamme perché dormendo ha appiccato il fuoco nel bosco del Pantano e
quindi l’apparizione del roe è generalmente considerata di buon augurio e di
solito c’è lavoro , si spegne un incendio e se ne accende un altro e, poi,
quando non hai un cazzo da fare, vai a fare mobbing al poeta che sta lì in
mezzo al magazzino del suocero tutto gonfio di umidità e rinsecchito come un
salame tenuto a 20 gradi sotto zero con i piedi dalla mattina alla sera sul
pantano.
Questi non filosofi si fidavano molto della logica del
ciuccio che vola e sostenevano che, se esisteva la vita e il ciuccio vi vola
dentro, quello che l’ha creata deve per forza di cosa provenire dal grande
paese dei ciucci, che è situato ad est di tutto e, per questo, quando arrivava
qui a vendere la carbonella per il braciere diceva che era il dono dell’alba,
anche se aveva la giacca da marinaio.
Quando si accorsero che arrivavano a risultati poco apprezzabili,
nonostante alcuni documentari sul palo della cuccagna fatto dai loro cugini,
abbandonarono il ciuccio e si diedero alla vendita per posta. Ma un giorno, a
causa della pressione cosmica e del grande freddo, aumentarono le tariffe
postali, le tariffe del gas non ne parliamo, quelle dell’energia elettrica
manco a pronunciare una sola erre, e l’intera razza si estinse.
[da: Se fosse il Bestiario di Woody Allen, il Pantano
sarebbe Quelm lontano anni luce e sai che addizionale locale paghi anche se non
c’è davanti casa tua nemmeno l’ombra di un lampione]
Commenti