La struttura dell'immaginario di Giannino di Lieto, ma anche di Franco Cavallo, Amelia Rosselli e Domenico Cara
Perché ora che passa
Giannino di Lieto
mi viene attorno Franco Cavallo?
mi viene attorno Franco Cavallo?
·
In memoria di
Giannino
di Lieto
Franco
Cavallo
Amelia
Rosselli
1. Quando Domenico Cara mise, ne “le Proporzioni
Poetiche”[i],
mise Giannino di Lieto nel primo volume nella sezione “Le Epifanie Magmatiche”[nell’accezione joyciana di sintassi
rivelativa e di manifestazione di valori; coscienza tragica della storia;
figurazioni oniriche e angosciose, ritmi magmatici, moduli formulativi
neo-esistenziali e neo-lessicali, un po’ nipotini di Pound], Franco Cavallo era nella sezione
“Le Valenze Contestative”[il
poeta nel labirinto del quotidiano a cui sta a cuore il problema sociale e la condizione
dell’esistenza in esso][ii].
Giannino era insieme[iii]
a Marilla Battilana, Accrocca, Barberi Squarotti, Angelo Fiocchi, Maurizio
Grande, Cesare Greppi, la Guidacci, Rossana Ombres, Cesare Ruffato, Achille
Serrao, Adriano Spatola, Jole Tognelli, Gianni Toti, Franco Verdi, Carlo Villa,
Daniel Vogelmann e Zanzotto; Franco Cavallo stava con la Bettarini, Antonino
Cremona, Giuseppe Favati, Ottiero Ottieri, Amelia Rosselli, Giuseppe Zagarrio.
“L’eccesso della materialità della sua scrittura [di Franco Cavallo] è l’indice
della negazione della differenza tra corpo e anima:(…) l’intimo tocca il dentro e priva di senso il corpo, quel
corpo che, tolto alla dualità dell’antagonismo con lo spirito, non ha più
l’anima in opposizione ed è perciò incrocio modellato dalla grammatica del suo dedans.(…)
L’anfrattuosità è duplice, momento dell’occorrere e del mancare,
la cui faglia è limite e frammento del corpo e dello sguardo”[iv].
Tanto che finii con il dire che il Notturno, il Regime
Notturno(nelle strutture antropologiche dell’immaginario di Durand[v])
del poeta napoletano, perciò modella sia le Strutture Sintetiche che quelle
Mistiche: connette il Realismo sensoriale(M) con la Storicizzazione(S) e il
Raddoppiamento(M) usando lo schema verbale Confondere.
Insomma, vista cos’è la poesia di Franco Cavallo, la vedevo
più congeniale alle “Epifanie Magmatiche” che alle “valenze Contestative”,
tanto è vero che gli archetipi epiteti indicati erano tutti a pregnanza
mistica. “Profondo”, “Intimo”, “Caldo” e si appoggiavano sulle varianti dello
schema verbale del Discendere e del Penetrare.
Giannino di Lieto, perché, in apparenza, usa i tempi della
realtà narrata[vi], sembra che faccia girare
il sintagma nel Regime Diurno con lo schema verbale del Salire/Cadere che
afferisce alle strutture diairetiche e schizomorfe.
Che cosa voglio dire con questa comparazione?
Ma è che il sintagma corto di Franco Cavallo è stranamente
mistico e sintetico, confonde ma
sembra ed è verticale; il sintagma
narrativo di Giannino di Lieto è stranamente diairetico, distingue ma sembra ed è discendente
.
Resta il fatto che l’imperfetto
sia l’aspetto verbale significante, per cui la stilizzazione è in una
prospettiva da cui gli eventi e le situazioni muovono il soggetto[vii].
Così fa anche Giannino di Lieto, anche nella simmetria, o nel geometrismo,
delle sue poesie più diairetiche e spaziali, che, come il “Re di Coppe” che era
Franco Cavallo, “nomina gli eventi che transitano nel suo territorio, da cui il
particolare del fantasma inventa la deissi dell’immagine”.
2. C’è da aggiungere che, a proposito di Amelia Rosselli,
impropria nelle “Valenze Contestative” quanto più adatta alle “Epifanie
Magmatiche”, Giannino di Lieto ha come esagramma dell’I King come paradigma del
suo stile il numero 30.Li, lo stesso
della poetessa di Impromptu[viii]; è evidente
che, poi, le mutazioni degli indicatori globali di Moles e, quindi, delle linee
dell’esagramma produrranno la variante differenziale tra i due poeti.
9 sopra: iconicità alta
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¾
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6 al 5°posto: complessità alta
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- -
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9 al 4°posto: polisemia alta
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¾
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7 al 3° posto: pregnanza sufficiente
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¾
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8 al 2°posto: carica connotativa sufficiente
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- -
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9 all’inizio: codice elaborato
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¾
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30.Li; il Risaltante.
L’esagramma 30.Li,
il fuoco, di Giannino di Lieto sta ad indicare come l’estinzione rituale dei
fuochi, che instaurerebbe direttamente il Regime Notturno, seppur transitorio,
manifesti piuttosto l’integrazione dei contrari affinché l’antitesi notturna
contribuisca all’armonia drammatica del tutto.
Il fuoco è in Di Lieto il carattere sintetico che
sensibilizza in qualche modo le ambivalenze; lo stile sintonico del poeta
arrotonda sempre gli angoli, per questo il geometrismo che appare non è che
l’istituzione della misura e dei limiti con cui procedere tra adattamento e
assimilazione nella meta-erotica per conciliare i contrari e dominare la fuga
esistenziale del tempo.
Non è detto, allora, che tra le minacce della tempesta, di
cui alla diairesi, e il contrasto della calma, di cui al mistico notturno, non
si possa spesso non “intravvedere”, nella poesia di Di Lieto, una sorta di
sinfonia pastorale fantastica; drammatica, un po’ come il contrasto
beethoveniano.
La pulsione uranica di Di Lieto è alla base di una
ambivalenza paradigmatica dovuta a un igneo, quanto catartico, rapporto tra
Iconicità e Complessità: l’isomorfismo degli archetipi sostantivi, che sono
notturni, ha la verticalità del fuoco, o dell’uccello, tanto che se il fuoco è
legato alla parola di Dio, l’uccello di fuoco non può che essere legato alla
parola del poeta; che, così, illumina il paradigma notturno con sintagmi che
hanno in sé il Regime Diurno dell’immagine.
Per questo l’Iconicità alta della poesia di Giannino di
Lieto ha una sorta di doppia luce, come lo spirito che è il doppio dell’essere,
il mondo intelligibile, e,quindi, iconico, è il doppio più autentico del mondo
reale.
3. Il “fuoco” su “fuoco” di Giannino di Lieto mi fa
pensare anche al “tuono” su “tuono” dello stile di Domenico Cara(il cui
esagramma è 51.Cenn; l’eccitante, lo
scuotimento): la differenza sta nella linea sopra, che è quella dell’Iconicità,
e nella linea al terzo posto, che è quella della Pregnanza.
Da un lato, il risaltante sopra il risaltante, e,dall’altro,
l’eccitante sopra l’eccitante: alla “connotazione performata” dell’io e
dell’occhio iperbolico di Domenico Cara[ix],
si contrappone, quasi specularmente, lo spostamento metaforico(non metonimico)
dell’identità di percezione di Giannino di Lieto.
Lo spostamento del fantasma nel poeta calabro-milanese
avviene tra complesso di Giona e Microsmizzazione del dettaglio: “con un
cannocchiale rovesciato, con una enorme specula, Cara analizza, estrapola, decontestualizza
il particolare: non quello centrale, frontale ma quello bordurale. Come se lo sforzo dovesse consistere nel
cogliere ciò che sta ai margini del campo visivo”[x];
la dilatazione effusiva del fantasma del poeta salernitano si muove al grado delle
inferenze, agisce ponendo una nuova costituzione del valore cercando di
sottrarsi continuamente alle obbligazioni della norma, mediante la
condensazione delle relazioni referenziali attivata con sostituzioni,
correzioni, troncamenti, ellissi, ma più sul piano metaforico che su quello
metonimico, tanto che la apparente messa a lato della forma soggettiva si fa
sempre più evidente e centrale come temporalità,e,quindi, bioritmo, che regola
la prospettiva(non metonimica) metaforica della biografia, il suo tempo locale.
Così lo schema verbale del fuoco raddoppiato fa sì che abbia
la stessa funzione dello schema verbale del tuono raddoppiato: l’immobilità
dell’io, da una parte, e il clivage dell’altro, di fronte: il tragitto del
poeta è il déroulement della sua temporalità, così il Bambino-io di Domenico
Cara, nella Caverna o sull’Isola, cerca una madre inviolabile e non fa che
scuotere il Drago; il Bambino-io di Giannino di Lieto, con la Scala o l’Uccello
di fuoco, cerca un eroe, o un angelo, o anche un mostro, e non fa che salire e
cadere, senza che per questo non si possa rinvenire – con un’analisi minuziosa-
tra l’alto e il basso il mantra della sua poesia, ovvero la sterminazione del valore[xi].
4. Va da sé che, per Franco Cavallo, parlammo di
condizione di ascesi della passione, che era una sorta di sacrificio della deissi dell’immagine perché perseverava
nella trascendenza del simbolo: un procedimento induttivo nello stile del poeta
partenopeo tra parabola del feticcio e ellisse del fantasma. Il Confondere del
suo schema verbale raddoppiava discese e penetrazioni, a volte storicizzava il
fantasma, altre volte ne distribuiva la nominazione raddoppiando il predicato,
tragitto infinito nella carne del mondo tra sineddoche e metafora.
9 sopra: iconicità alta
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¾
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6 al 5° posto: complessità alta
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- -
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9 al 4° posto: polisemia alta
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¾
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7 al 3° posto: pregnanza più che sufficiente
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¾
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6 al 2°
posto: carica connotativa buona
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8 all’inizio: codice ristretto
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56.Lu; il
viandante
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Il fuoco divampa sul monte, è
come se divampasse sul futuro, che è altrimenti il Sursum Yang al quale si associano l’idea di insolazione e quella di
corrente aerea; il sintagma tra fuoco e pietra è come se splendesse sulla
collina di Belen, che è l’Apollo celtico, tanto che si può dare allo stile di
Franco Cavallo il nome di Ballan o Balan, come sono chiamati i luoghi
elevati nella tradizione celtica; non è fuori luogo visto che la toponomastica
francese rafforza questa tesi: tutti i monti Beillard, Billard, Bayard, tutti i
Bellegarde di Francia; e visto come e quanto Franco Cavallo fosse dentro la
poesia francese, non solo per aver tradotto Corbière, Péret e Blaise Cendrars.
Resta da vedere come tra la Complessità e l’Iconicità alta,
tra il sei al quinto posto e nove sopra, sia possibile che una freccia –
d’accordo, un significante- possa andare smarrita e che a quell’uccello che
stava su bruci il nido: la poesia di Balan ha nel paradigma la perdita della
vacca in leggerezza?
Anche in questo caso, un’indagine non leggera potrebbe farci
appurare che in realtà del poema di Franco Cavallo non
resta nulla : “Egli non perde la vacca in leggerezza? Definitivamente non
sente nulla”[xii].
V.S. Gaudio
[i]
Cfr. Domenico Cara, Le Proporzioni
Poetiche, Laboratorio delle Arti, Milano 1971.
[ii]
A pagina 114, 115 e 116 con il poemetto
“Gli anni Trenta”.
[iii]
A pagina 185 e 186 con: “Giochi verticali”, “Eclisse”, “Filamenti sonori”; sono
dello stesso periodo delle poesie di Punto
di inquieto arancione, raccolta del 1972(ora in: Giannino di Lieto, Opere, Interlinea 2011)di cui Rosa
Pierno ne pubblica qualcuna sul suo blog “Trasversale”: http://rosapierno.blogspot.com/2011/11/alcune-poesie-di-giannino-di-lieto-da.html
.
[iv]
V.S. Gaudio, L’ascesi della passione del
Re di Coppe, Celuc libri, Milano 1979: pag.7.
[v]
Gilbert Durand, Le strutture antropologiche
dell’immaginario, trad. it. Edizioni Dedalo, Bari 1972.
[vi]
L’imperfetto, nella valenza descrittiva e narrata, è però sempre a lato del
campo del Super-Io, a lato del quale c’è il transitorio.
[vii]
Cfr. ibidem: pag.22.
[viii]
Cfr. V.S. Gaudio, Amelia’s Spring: La
Stimmung con Amelia Rosselli, in
“Zeta” n.82, Campanotto editore, Udine dicembre 2007.
[ix]
Cfr. V.S. Gaudio, La duplicità della
poesia, lo spazio e l’occhio, il pigiare, in “Gazzetta di Mantova”, 31
gennaio 1975.
[x]
Gino Baratta, Gli agguati e i riti
dell’effimero, in : Idem, Lo specchio
di carta, a cura di Alberto Cappi e Frediano Sessi, Forum Quinta
Generazione, Forlì 1985.
[xi]
Cfr. Jean Baudrillard, Il poetico come
terminazione del valore, in: Idem, Lo scambio
simbolico e la morte, trad. it.
Feltrinelli, Milano 1979.