Aida Maria Zoppetti: La luna sopra Chopin e pre-posizione della luna


da: Di Lama e di Luna, Anterem edizioni, Verona 2002: pagina 37





·
Ora ho sulle mani goccia di lumaca
e batto il tempo su accordi di zanzara
e concerti di rapide falene.

.Sta la luna sopra Chopin.

·
Un rumore di ossicini tremolanti
un pezzo di merluzzo e 2 e tre
- dove i granchi mangiano le stelle –
mi sedetti sputando parole su parole di vento.

·
In mano avevo 3 insetti schiacciati
la loro pelle mi si attaccava alle dita
come a un pettine di plastica nodi di capelli scuri
(non ti salga alle labbra nemmeno una parola).

· Pre-posizione

Transita fra tela e trama
tra il fare e il dire. Tra il sì e il no un po’
s’arresta, indugia, procede, sosta,
si ferma travolto e svolto, trapunta e punto,
trascorso e tolto, trasmesso e aggiunto,
resta traballo e danza, trascritto e letto,
trafitto e stanza, trabocca e detto,
tratta una riga traccia, tra nuvole da fumetto,
tutto tranne un tramonto e il suo: “Aspetto!”

·
Visto da lontano era solo, un sorriso.
Per inciso, ora so, fu solo in aprile
quando una lama sottile aprì
(tra parentesi) un cuore.
A fianco dell’albero bianco
luna con luna
ne accompagnava il pallore

·
“Che il tempo passi!” L’avesse trattenuto
non sarebbe passato un singolo minuto
non un istante, un lampo; il roditore
alzò la testa, sorrise compiaciuto.
Rose le ore, bianco il silenzio, muto.

· [da: Aida M. Zoppetti, Generation of Vipers, 1999;
Aida Maria Zoppetti, Di Lama e di Luna, 2002] ·



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La poesia di Aida Maria Zoppetti:
Il disamore giallo lungo il meridiano del cuore


Ti commuovi[cfr. vsgaudio in blanc de ta nuque] perché la tua poesia è lungo il meridiano del cuore(che è a corrente energetica centrifuga) che si distende; anzi, a voler essere precisi, così deittica e corta è tutta in una mano che viene rinserrata: come se avesse dei punti da toccare, dal punto di tonificazione al punto di dispersione, da quello della  sorgente al punto di passaggio. Per restare in tema, o, meglio, nel campo, l’esagramma del tuo stile sarebbe il 33.Tunn, che è il ritirarsi: il cielo sul monte, la forza dell’ombra, e di tutti gli archetipi sostantivi ad essa riferibili, che ascende, la luminosità raccolta, tra l’intelligibilità alta che è la linea intera sopra e la complessità mantenuta tra il codice ristretto del sei all’inizio e la carica connotativa del sei al secondo posto: come se il testo, o l’assetto costituzionale della tua poesia, fosse vincolato “con giallo cuoio di bue”, e il giallo è colore del mezzo e abbiamo quindi la perseveranza del piccolo, che avanza e cresce. Va da sé che, se Flavio Ermini  ti avesse inserito in quell’antologia di scritture di fine Novecento, titolata “Ante Rem”(Verona, 1998), avrebbe dovuto metterti nella 4° ripartizione,”La verità frammentaria”, dove sono Corrado Costa, Alberto Cappi, Franco Beltrametti, Massimo Gualtieri, Giovanna Sandri, Edoardo Sanguineti, che, appunto, reca l’introduzione “Per una pratica del disamore” del compianto Gino Baratta.
Quando si era nel secolo scorso al “North”[i] e questa luna dentro quei cieli, lo si sa, quando ascende ha tutta un’ombrosità luminosa, come se si ritirasse dal monte, quello che, nell’esagramma 33.Tunn, è Kenn, che, poi, vai a vedere, ha la forza dell’inverno, anche se è dentro i mesi dell’estate che stanno ritirando il paradigma presso la coda.
La carica connotativa di questo paradigma presso la coda è come il cuoio di bue, è salda e non si può strappare: “la nuvola passa ancora lentamente e muta da colore, a colore conveniente”[ii].
Quando si va su e si passa tra le maglie della complessità, l’indicatore globale di Abraham Moles, per arrivare al sereno o al propizio – che è proprio il senso più immediato – dell’iconicità, “a un passo da quel poco che ancora le rimane e che credo ormai sia quasi nulla, in fondo al foglio – che è lì, giù verso la coda dell’esagramma- rovina una farfalla”[iii].
Il codice ristretto(dello stile) è così, si sta ritirando, “affare di un minuto e sull’A4” non si prende nulla, rimarrà solo il segno dell’impatto.
Al “North” stiamo fermi, la luna si sposta lentamente, la terra è questo foglio su cui scrivo “nelle ore morte di parole mi siedo adagio e adagio calo il sole”[iv]:
la carica connotativa così, è sotto il Nove al terzo posto che è la pregnanza(si intende sempre l’indicatore globale di Moles) ed è gialla, vincola la luna come archetipo sostantivo, il piccolo sintagma quasi mi si attacca alle dita come a un pettine di plastica nodi di capelli scuri[v].
L’immagine che è il Cielo del “North” tra lama, luna, generazioni di vipere, ha la carica connotativa iconica, questo non dice nemmeno una parola “dove i granchi non mangiano le stelle”[vi].
Se vai a vedere, sia il trigramma superiore Kkienn che quello inferiore Kkenn, stanno presso la coda dell’inverno che, appunto è a North: prima, un po’ dentro l’autunno, poi è dentro l’inverno che sta finendo: la poesia della luna sopra Chopin fa sempre una sosta, come se fosse sul monte, ha sulle mani goccia di lumaca e batte il tempo su accordi di zanzara e concerti di rapide falene[vii].
Una dominazione musicale, che è dentro il ritirarsi, come schema verbale dell’esagramma 33.Tunn, una sorta di cucitura del mondo con filo d’anguilla sulla vecchia coperta trovata in solaio[viii], “a dimostrazione del fatto che lo spazio estetico letterario non esiste se non si apparecchia l’attimo che lo alimenta”[ix], per cedere dentro l’indicazione del percorso, tra i dubbi, le congiunzioni, la negazione del sintagma che si sposta lentamente sulla terra su cui la poetessa scrive: nelle ore morte di parole si siede adagio e adagio cala il sole, “e dietro gli alberi non c’era la luna a disegnarne le piume”[x].
Al 6° posto intelligibilità alta
¾
Al 5° posto complessità contenuta
¾
Al 4° posto ambiguità alta
¾
Al 3° posto pregnanza elevata
¾
Al 2° posto carica connotativa ottima
- -
All’inizio codice ristretto
- -
33.Tunn: Kkienn, il Cielo sopra; Ken, il Monte sotto:
il ritirarsi, cedere.

[i] Aida  alla fine degli anni Settanta ha fondato e diretto con Massimo Gualtieri e Ugo Pitozzi la rivista di poesia e di sperimentazione visiva “North”.
[ii] Cfr. Aida Maria Zoppetti, Di Lama e di Luna, Anterem edizioni, Verona 2002: pag. 17.
[iii] Ibidem¨pag.47.
[iv] Ibidem: pag.49.
[v] Cfr. Aida M.Zoppetti, Generation of Vipers, le edizioni fuori commercio, Bergamo 1999: pag.17.
[vi] Ibidem: pag.25.
[vii] Cfr. ibidem: pag.9.
[viii] Cfr.ibidem:pag.13.
[ix] Aida Maria Zoppetti, Di Lama e di Luna, ed.cit.:pag.43.
[x] Aida Maria Zoppetti, Generation of Vipers, ed.cit.:pag.21.
da: Aida Maria Zoppetti, Di Lama e di Luna, ed.cit.:pag.43

Commenti

aida ha detto…
Arrivo oggi, con questa luna piena e questo freddo dal North, a ringraziarti. E non sai quanto.
vuesse gaudio ha detto…
E venti volte sto a guardare di nuovo.
Quando tempo, diceva, ci sarà,
tornerò a connettermi con due dozzine
di rose bianche, con semplicità
leggerò una ad una ogni parola.
C’era vento oggi, è sempre libeccio,
che quando ritorno verso nord mi prende
alle spalle, e non c’era pioggia.
Fine.