Non ti vergogni di scrivere poesie ?
Di’ la verità, sii sincero almeno 
con te stesso, ti vergogni di scrivere 
poesie, anche quarant’anni fa 
quando ti servisti di un altro 
nome e cognome, come eri giovane, 
anche allora ti mascherasti perché 
ti vergognavi come un ladro, 
non volevi  si sapesse che 
scrivevi di nascosto poesie. 
Oggi sai bene che non si tratta 
di un complesso, la gente ti guarda 
davvero stranamente e con sospetto, 
peggio, è come se ti credesse 
capace di tutto e di nulla solo 
¨POESIA NON POESIA
Ieri non ho scritto un verso 
né un versetto né un versuccio 
né un versaccio, in compenso ho 
vangato l’orto ho falciato l’erba 
del prato ho segato la legna 
per il camino ho aggiustato 
un rubinetto e una serratura.
Non era giorno di poesia, la classica 
aura non circolava intorno o dentro 
di me, la signora ispirazione 
in altre faccende affaccendata, 
il cuore pulsava a pieno regime 
non oppresso da nostalgie e rimpianti 
dalla tristezza dalla rabbia dal dolore.
Oggi non ho scritto un verso, 
in compenso ho innaffiato le piante 
ho potato le rose ho legato le dalie 
ho pitturato il cancello ho pulito 
i vetri ho imbottigliato il vino 
ho dato l’acquaramata alle viti 
ho fatto lo shampoo alla macchina.
Nemmeno oggi era giorno di poesia.
I polmoni dilatati dall’aria verde 
le vene pulsanti di rosso ossigeno.
Sarà domani il tempo della poesia?
Scriverò forse un verso un versetto 
un versuccio un versaccio per cantare 
l’inimitabile eccelsa poesia del silenzio.
¨VORREI NON VORREI
Non vorrei essere un altro, perché 
dovrei essere un altro? Vorrei 
invece essere un usignolo un ramarro 
una libellula una vespa una lepre, 
per cantare volare pungere saltare.
Vorrei essere una foglia un fiore 
un filo d’erba una goccia d’acqua 
una conchiglia un granello di sabbia 
una bolla di sapone una pietra 
pomice un sasso levigato un rovo 
un osso una pallina di vetro 
un barattolo di latta una bottiglia 
di plastica una foglia morta.
Non vorrei essere un altro, perché 
dovrei voler essere un altro?
Vorrei essere tutto niente nessuno.
¨A NON PIU’ RIVEDERCI
A te che eri la più silenziosa
fra le città del silenzio, con il tuo
Sant’Apollinare, il tuo San Vitale
la tua Galla Placidia il tuo Teodorico
il tuo Alighieri gelosamente
custoditi nello scrigno dell’ovatta
accumulata dalla grande nebbia
del mare in ritirata nei millenni,
degli acquitrini e del Candiano,
a te città delle prime notti
brave dei primi letti clandestini
dei primi gonococchi, a te addio.
A non più rivederci “divina
foresta fresca e viva”, acerba
e pazza gioventù di versi e atti
prematuri, strade deserte senza
auto in sosta, ciottoli levigati
dalla noia, zanzariere alle finestre.
Vedo le lingue di fuoco sulle alte
ciminiere, i rami gialli dei pini,
posso piangere di nascosto come
quando dovetti lasciarti, combattuto
amore, posso piangere tutte
le mie lagrime sul tuo prosperoso
seno petrolchimico perché, ora sì,
veramente, sei una città morta.
¨(da: Fidia Gambetti, Tredici nuove poesie nuove, “Carte Segrete” n.21, gennaio marzo 1973)¨
Commenti