Dear
Iuzzolino,
quando mi telefonò quel
giorno, per fare un programma per “Channel Four” incentrato sul mio bootleg
fatto dall’editore viterbese Scipioni [ma stampato in quel di Rossano Calabro
da una tipografia inesistente, come la tipografia Baudano di Torino, di cui l’assistente
unep B1 della locale circoscrizione prima pretorile e poi tribunalizia, ancora
nell’anno del signore 2006 d.C. usava i mezzi foglietti da appendere alla porta
dell’abitazione in cui tenevano
segregato il poeta nell’ameno posto delle Trepere dopo averli accuratamente
inseriti in buste con la dicitura a caratteri cubitali “Stamperia Reale di Roma”]
dal titolo “Manualetto della Mano Morta”, quella che risultava all’ufficio
Anagrafe locale come madre del sottoscritto era stata appena ricoverata perché
la mano non le si muoveva più.
Il “Manualetto della Mano
Morta”, a sua memoria e di altri buontemponi tra Madonne del Pettoruto e l’Era
di Sibari, che è l’habitat della lussuria e del gaudio in cui tengono segregato e in esilio
chi le scrive, non è e non era un manualetto su come aggirare l’Ici di
allora(1997) e né , adesso, potrebbe essere usato per aggirare l’Imu, come, d’altronde,
sa fare la Chiesa e la Commenda Gerosolimitana che gestisce, non solo nel
territorio di Sibari, non si sa quanti immobili connessi alla famosa brigata
di quel principe nero che riposa in un Santuario di un’altra Madonna che, come quella
Pettoruta e feconda similmente, fu fantasmizzata dal protovisionatore , non come suo
oggetto a e quindi oggetto per la sua delectatio morosa ma, appunto,
come “Madonna” scolpita nella pietra. D’altronde, lei lo sa, ci fu l’Ici e c’è
l’Imu perché c’è la pietra, e anche petrone
avrebbe da dire la sua, non fosse altro perché, essendo il cognome di mia nonna, sempre in questo
posto, visto che non avendomi lasciato niente in eredità non può che aver
concesso tutto alla Chiesa, e quindi alla Commenda dei Cavalieri di Malta, in virtù della manomorta.