Il fantasma di Niusia, che è
una figura della sineddoche predicativa, si era messo in orbita per conto suo e
tutt’a un tratto, rispetto a questa estroversione orbitale delle sue proprie
funzioni, siamo noi, io e chi ne ha definito il nome, a trovarci in uno stato
di esorbitazione e di eccentricità.
Siamo satellizzati da
Niusia. Nell’era della leggerezza di peso, in cui vige l’obesità dei sistemi
attuali, financo di quella che volgarmente va intesa come narrativa, in cui
tutti i dispositivi di informazione, di comunicazione, di memoria, di
stoccaggio, di produzione e di distruzione, hanno quella che Jean Baudrillard
chiamò “gravidanza diabolica”, che ha questo di particolare, non ha valore d’uso.
D’altra parte, tanti sono i
messaggi e i segnali prodotti e diffusi che non avranno mai più il tempo d’esser
letti, in questa sovrapposizione che liquida il sistema stesso, o in questa
prodigiosa inutilità, la folgorazione permanente di Niusia è come la
saturazione che supera l’eccedente, polisemo della voluttà e del reale,
didietro della condensazione metonimica del socius, fa luce sulla fine
dell’economia politica, che, non solo “cessa di essere sotto i nostri occhi, si
trasforma da se stessa in una transeconomia della speculazione che si prende
gioco della propria logica (la legge del valore, le leggi del mercato, la produzione,
il plus-valore, la logica classica del capitale) e che dunque non ha più nulla
di economico né di politico”1.
Niusia, che, negli anni
Settanta, era la figura della sineddoche dentro la variante predicativa del
polisemo del reale, cioè investimento diretto di grandi insiemi, di masse, di
campi sociali, di rapporti di produzione2, ora, riapparsa alla fine del primo
decennio del XXI secolo, è un puro gioco dalle regole fluttuanti e arbitrarie,
un gioco di catastrofe.
È fatale, come il segno che
presiede all’apparizione e alla sparizione di qualcosa, come lo stesso astro si
connette al disastro; è fatale perché è nel cuore del sistema, e per questo è
il contrario dell’accidente: ma si può dire che sia una macchina, tanto che,
dalla sua energia viscerale, che – avendo preso il posto della negatività e
della ribellione critica – possa sprigionarsi ogni irriducibile segno di
violenza, un segno prezioso e soprannaturale di denegazione? Niusia, fosse
stata al contempo introvabile e irriducibile, mettiamo nell’alterità radicale
del mio oggetto a, allora, davvero introvabile come alterità in sé3 (evidentemente
un personaggio) ma irriducibile come regola del gioco simbolico, insomma, dài,
che dice Jean Baudrillard? “La cosa peggiore è la comprensione, che non è altro
che una funzione sentimentale e inutile”4.
Io non capisco, non dovrò
capirla, Niusia, d’altronde lei capisce se stessa? Dentro la regola dell’esotismo
– che non mi fa ingannare dalla comprensione né dall’intimità – mantenendo l’altro
nella sua estraneità, nel momento in cui fa irruzione allora è sublime.
Niusia, come il personaggio
femminile del mio Maya Solemnis5, con la sua estraneità alla propria
cultura, in cui non si fonde mai, non ha bisogno di alcuna diversione mistica, è
patagonica, fantasma di scomparsa, dentro la bolla patafisica e agonistica.
Niusia, come “ogni oggetto
fotografato non è altro che la traccia lasciata dalla scomparsa di tutto il
resto. È un crimine quasi perfetto, una soluzione quasi totale del mondo che
non lascia risplendere altro che l’illusione di tale o talaltro oggetto, di cui
l’immagine crea allora l’enigma inafferrabile”6. E sapendo che “se una cosa
vuole essere fotografata significa che non vuole consegnare il suo senso, che
non vuole riflettersi”7, allora vorrà dire che Niusia vuole essere violata sul
posto, perché è questo che vuole, illuminarsi in quanto dettaglio per sparire
meglio.
© Stephen Markman keys88photo.tumblr.com
1 Jean Baudrillard, “Transeconomico”, in Idem, La Trasparenza del Male, trad. it. Milano: SugarCo Edizioni, 1991, p. 42.
2 Cfr. V. S. Gaudio, “Alcuni problemi
della sintassi e del rapporto narratore-eroe in 3 mutazioni di matrice del
romanzo contemporaneo”, Intergruppo, n.12,
Palermo, maggio 1978.
3 “Quindi, a giudizio di Niusia il
processo passava dall’egoismo all’alterità,
e dall’alterità al meccano, nella forma iniziale ed al robot in quella
finale, scorrendo per farsi di analisi chimiche, indagini e controlli con megacalcolatori
che scindevano e catalogavano protoni, elettroni e neutroni, segni di più e
segni di meno per farne un unico dato iniziale da moltiplicare per peso qualità
e misura di ciascun essere vivente della famiglia umana”,
Ignazio Apolloni, Niusia, capitolo Quarto, p. 87 della prima edizione, Palermo 1976.
4 Jean Baudrillard, “L’esotismo
radicale”, in Idem, La Trasparenza del Male, trad. it., cit., pag. 161.
5 Se ne possono leggere alcuni capitoli in: V. S. Gaudio, “Da ‘Maya Solemnis’”(1973),
in Idem, Lavori dal desiderio, Milano: Guanda, 1978, pp. 41-52.
6 Jean Baudrillard, “Perché l’illusione non si oppone alla realtà”,
in Idem, Patafisica e arte del vedere, trad. it., Firenze: Giunti Citylights, 2006, p. 89.
7 Ibidem, p. 88.
è V. S. GAUDIO ● NIUSIA, L’INSOLUBILITÀ DELLA LETTERATURA
[Dalla Introduzione , di V.S.Gaudio, alla 2^ edizione- a 36 anni dalla prima-di Ignazio Apolloni, Niusia, edizioni Arianna Palermo 2012, che potete leggere integralmente in “Rivista di Studi Italiani”, anno XXX, n.1, Toronto giugno 2012]
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