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Se l’anima è rotonda perché è la mistica
delle teste quadre?
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Lo straniero è una sorta di posto vuoto. Noi sappiamo a cosa
apparteniamo, ma non sappiamo chi sono gli altri a casa propria. E’ soltanto
per contraccolpo che noi stessi ci sentiamo stranieri, sul modello dell’estraneità
dello straniero. Prenderne coscienza ci mette sulla strada di un riconoscimento
reciproco, sulla via dell’ospitalità nelle sue dimensioni morali e politiche, e
ci permette dunque di trattare positivamente la pluralità umana come qualcosa d’invalicabile.
[►da:
Paul Ricoeur, L’estraneità dello straniero, in : Idem, Ermeneutica delle migrazioni,Mimesis 2013]
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Mio
nipote il poeta è una sorta di posto vuoto, non sa a cosa appartiene e non sa
nemmeno chi sono gli altri a casa propria, intendendo quella che gli arbërëshë,
che sono migrati tutti sulla terra propria nostra e di mio marito, il nonno del
poeta, e se la sono presa e si sono fatti un’altra casa propria, e il poeta
nemmeno questo sa, ha assunto la loro estraneità e invece di riconoscerlo
reciprocamente si mettono sull’uscio, o di un negozio, o di un’abitazione, o di
una scuola, e gli fischiano dietro, come pure fanno gli albanesi dell’ultima
ora qui venuti, evidentemente perché ospitati dagli arbërëshë che si son presi
la nostra terra. Insomma , mio nipote, anche sulla via, non ha diritto all’ospitalità
nelle sue dimensioni morali e politiche, e la pluralità umana, che prima gli ha
tolto il nome, poi gli ha tolto la roba, non lo chiama verso la fusione
mistica, anche se , c’è del vero in questo, non si può dire che l’anima non sia
rotonda, difatti se ne hanno una è di gomma , anche se non ci si può giocare a
pallone, perché il mercato delle partite, e delle scommesse, è appunto in mano
a questi mistici della doppia, se non tripla, stanzialità.
[→da:Mia
Nonna dello Zen, Se l’anima fosse davvero
rotonda, ci sarebbe la mistica della palla?]