by Gaudio Malaguzzi
A Parrottëvend, come un po’ è
avvenuto anche a Perast, per quanto ne narri Thomas Bernhard in Perast[i],
un pellegrino o un poeta aveva interpellato diverse persone per sapere a chi
fossero appartenuti in passato i palazzi e gli altri edifici abbandonati( la
stazione ferroviaria, la scuola elementare, la pretura, il casino dove esercitava
negli anni Sessanta Aurora la puttana di Taranto e prima ancora Esterina la
Bionda e sua figlia Gina, negli anni a seguire, e dove, parimenti, abitava un
tal Gambardella napoletano per quanto l’edificio fosse inabitabile e quei
siciliani, che, dandosi come produttori di vino, di vino non ne avevano mai
fatto, e allora che cazzo erano venuti a fare?)e già quasi completamente in
rovina, anche quello che non c’era più perché fu il budello del prigioniero ,
nonno del poeta.
Ma le persone, dal pellegrino o
dal poeta interpellate, per quanto fossero in apparenza normali pur essendo
stranamente senza scarpe, si erano limitate a ridere alle domande del poeta, si
erano girate dall’altra parte e avevano preso il largo. Un paio di chilometri o
tre se non quattro più avanti, nel territorio dell’altro comune contiguo verso
sud, il poeta ha saputo che a Parrottëvend non c’era più una sola persona
normale e tutti si erano fatti poeti e scrittori e anche giornalisti, che tutta
la città era stata lasciata in mano a un bel numero di scalzacani pazzi che lì
potevano fare quello che volevano, scrivere versi e romanzi, fare ricerche per
conto proprio, della regione, dell’università e della ragion di stato e scrivere anche articoli per i giornali
locali, e che lo Stato riforniva di generi alimentari facendo loro aprire
continuamente tutti gli stores che vogliono di volta in volta aprire.