▐ pioggia su piazza
s.carlo a torino
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2Piove sempre ancora[i]. Non è cambiato nulla, piove ancora. E sempre, in questi giorni, e anche nei giorni passati. Se penso a Torino com’era in quegli anni di piombo del secolo scorso quando pioveva, e si era sotto i portici, ovunque, in via Roma, in via Cernaia, in via Po e ben messi in postazione in piazza Castello o nella Galleria Federico che, ogni giorno, ogni giorno, quante volte in quella mia vita attraversavo per andare a curiosare tra i bouquinistes di piazza Carlina, e quando pioveva, e non eri a Milano, io anche a Torino non ho mai guardato il cielo, o l’avrò guardato da qualche parte, certo che l’avrò fatto, un poeta non può non aver guardato il cielo di una città che gli attraversa l’anima e quel cielo, poi, dove allora c’era il mio meridiano, quello del mio oggetto “a”, che un giorno sì e l’altro pure, continuamente passava al meridiano! I poeti, forse l’abbiamo detto un giorno, si dividono in due categorie, quelli che, come me, passeggiano sotto i portici a Torino e, nell'incantesimo dell’esemplare unico sabaudo, sono consci che non si daranno mai alla politica, né ci sarà mai nel loro destino un intreccio con una consorteria locale, una pro-loco, una confraternita del panettone e della cittadinanza onoraria nel paese che hai occupato abusivamente; e quegli altri, che non passeggiano sotto i portici a Torino e non hanno mai subito l’incantesimo dell’esemplare unico sabaudo, che, quando gli appare, il demone meridiano, fosse pure Valérie Andesmas che attraversa la piazza come solo lei sa fare[ii], è un semplice "spiritello della pugnetta", e allora questi altri poeti che non hanno mai visto piovere, né mai hanno scritto o , meglio, sono questi, sono i poeti che non hanno mai ricevuto una cartolina in cui si dice loro che in quella località da cui, caro amico poeta, ti scrivo questa cartolina, qui, “Piove sempre”.
▐ Pioggia ad ovest © Blue Amorosi |
Quando piove, pensavo l’altro
giorno durante la mia passeggiata di mezzogiorno, e stava piovendo, e, lo sai,
mi piace andare controvento e con l’acqua che mi bagna gli occhiali e non vedo
più un cazzo, e allora ho pensieri morbosi, come sempre, piovono sempre e
cadono in molte gocce, io le vedo queste gocce, ne vedo esattamente la
direzione, le odo rimbalzare, ed è un piacevole rumore, certo che se fossi
ancor più giovane mi piacerebbe ancora sentirle sulla pelle, lo sai che Canetti
disse che “almeno tre sensi partecipano all’esperienza della pioggia: la vista,
l’udito, il tatto. Tutti questi sensi percepiscono la pioggia come
molteplicità. E’ facile ripararsi da essa.”[iii] A Torino, sì, certamente,
ma, adesso, in questa bella nazione dell’abusivismo edilizio sfrontato e perenne, la pioggia che, Canetti diceva che di
rado è veramente minacciosa, è sempre minacciosa, nella maggior parte dei casi
circonda l’uomo e lo fa annegare. Va glielo a dire, poi, che il numero delle gocce è soggetto a
notevoli variazioni e che, si sa, la pioggia avrà fine e quando finirà, le
gocce si perderanno nel terreno senza lasciar traccia!
Va da sé che Thomas Bernhard, che
è dentro il problema dell’umidità delle locande austriache, non avrebbe mai
potuto scrivere tutto questo, nemmeno una riga, e nemmeno io a pensarci bene
che adesso son dentro il pantano della Sibaritide, da cui avevo tentato la fuga
proprio l’anno in cui ti feci avere la commenda alla The Walt Disney Company,
che, ancora non c’era così scritta, perché era in assetto alla Arnoldo Mondadori
Editore come Periodici per Ragazzi, niente, mi hanno riportato qui, e qui siamo
sempre dentro la palude, anche quando non piove sempre.
▐ La Wordle della lettera postuma di V.S.Gaudio a Klelia Kostas |