Artepoesia, che cos’è? E’ sintagma che l’autore dice derivare da Stevens e che usa per dire che la vera attività artisticopoetica non può essere più distinta tra poesia e pittura (arte), come non essere più distinto lo spazio dal tempo. Bisogna sintetizzare, basta analizzare come hanno fatto e fanno la maggior parte delle avanguardie storiche e della contemporaneità; riprendere il filo della Grande Tradizione Europea dopo Apollinaire Baudelaire Corbière Rimbaud Auden Matisse Musil Duchamp de Stael Le Coubusier Ungaretti and so on. Riprendere il filo delle idee e smetterla di seguire le emozioni e le sensazioni come nell’odierno si usa perché, appunto, senza idee, senza orizzonti vasti, artisti (sic) e poeti (sic) sono relegati, nell’angusto e moribondo quotidiano.
Paola Fossati
L’Artepoesia di Ettore Bonessio di Terzet
Quest’ultimo volume di Bonessio di
Terzet* (a cui diciamo che seguirà Il piacere dell’artepoesia) porta
un titolo in opposizione al discorso crociano, diventato luogo comune, dove
l’arte e la poesia hanno come caratteristica il loro “nobile distacco” non solo
alla pragmaticità ed utilità, ma nobile distacco da tutto, persino dalla vita,
non dalla storia, ricordandosi il Croce di Hegel.
L’autore sostiene che la grande
utilità dell’artepoesia è quella di far emergere, quindi far conoscere e capire
agli autori e ai “fruitori”, la dimensione più nascosta dello spirito umano.
Il volume si presenta, per una
parte, come una storia dell’artepoesia europea ed occidentale attraverso
aforismi che partono dal 1968 per giungere al 2013. In altra parte, troviamo
una scrittura lineare dove si toccano problemi di etica di geopolitica di
differenzazione e identità della cultura moderna e contemporanea; in altra
ancora si propongono artistipoeti con relativi “testi”: da Auden a Porta, da
Melotti a Serse, da Rondoni a Gaudio, da Licini a Cerveglieri, da Spagnuolo a
Leoni, da Roma a de Stael, da Perrotta a Fettolini. Persone e opere che possono
considerarsi continuatori del lascito nicciano-duchampiano. Sì, perché Bonessio
di Terzet sostiene che i due punti cardinali della cultura e dell’artepoesia
europea sono Nietzsche e Duchamp da cui necessita riprendere il filo per la
costituzione e continuazione di un agire autonomo autentico originale senza
annullare La Grande Tradizione, senza cadere nella moda e nella
soggezione della cultura occidentale che, dal 1945 e per l’artepoesia dalla
Biennale di Venezia del 1964 - lo “sbarco” della popwharoliana, ha contaminato
e sterilizzato il pensiero e l’atto poetico.
Araldo del contemporaneo, messaggero
di poesia. Bonessio di Terzet, poeta poetante dentro il mito, non in quanto
estraneazione dal proprio tempo, ma in qualità di possessore del tempo vissuto.
Artistapoeta che narra fiutando la storia presente, libero da artefici, dalla
tecnica, dalle sopraffazioni, dalla moda.
Perché perfezionare ciò che
perfezionabile non è? Nell’imperfezione si racconta il reale in quanto
antagonista nonché agonista del reale. Comodo star seduti , immobili a
criticare la storia e a prevedere il futuro. L’artistapoeta è passato-
presente-futuro assieme, dove l’incognito è noto e il coniato è falso. Mentre
il suo cuore brucia ancora sul rogo, al fianco di Giordano Bruno, i suoi occhi
piangono la porta d’oriente ed il giorno in cui fu chiusa irrimediabilmente, ma
non fu il suo tempo a darne consapevolezza bensì l’anno 1945.
Un drogato senza droga in stato di
costante ebbrezza che ironicamente propaga l’idea informe del pensiero
ecologico, non in quanto risonanza di parola, non in quanto purezza di parola,
ma in quanto racconto del sentire. Es-t-etica: due realtà che si scontrano ed
incontrano, il luogo dove Autenticità ed Originalità si
relazionano, si con-fondono.
È un destino non destinato, è
l’abito nuovo dell’imperatore, è una maratona senza arrivo, è la maratona di
Carroll, non è l’opera nella sua plasticità, è il mezzogiorno di Pan dove il
Tutto tace in levare per onorare e innalzare lo stupore, la meraviglia.
La critica è il battere, è il gong,
è il limen e la critica è una morsa al braccio dalla quale l’artepoesia non può
che divincolarsi e nei vicoli non si perde chi sa muoversi nel buio; lo fa
perché ben conosce la luce. Non puoi perderti se possedendo ciò che incontri
sei nel potenziale di ripercorrere la medesima strada. Sei perso quando non sai
cosa hai attraversato e ti ostini a far congetture sulla meta, confidando sulla
potenza e non sull’atto, che è gesto e in quanto gesto idea e ideazione
creante. Discorso sulla pittura e sulla poesia correlate, alleate alla
ricerca della Poesia: artepoesia non vuole fermare il tempo, ma capirlo nel suo
svolgersi reale. Artepoesia è la speranza prima per l’uomo di capire la propria
naturale e culturale finalità: quella di accedere alla dimensione oltreumana,
alla dimensione divina (gottlich), a dispetto di individui inutili che
rimangono indifferenti e disinteressati (per interessi privatistici) a mutare
convinzioni abitudini costumi che non si accordano più con una nova
vita aeterna.
*Ettore Bonessio di
Terzet▐ L’utilità dell’Artepoesia ▌ Aracne 2013