…la scienza potrà
manipolare il DNA per renderlo più adatto alla convivenza civile con valori
morali che traggano origine dall’etica aristotelica fino a quella hegeliana rifiutando qualsiasi
influenza o ingerenza di carattere metafisico o teologico:
così viene esposta a pagina 61
del romanzo DNA[i]
l’idea per la quale si batte il
protagonista Gustav von Clausewitz, forgiato dall’autore Ignazio Apolloni a sua
immagine e somiglianza; al punto che, attraverso la vita e la tempra
intellettuale del personaggio, è possibile conoscere quelle dello stesso
autore, che, nato in un ambiente provinciale,
ma apertosi alla variegata scena culturale del mondo attraverso l’amore
per i viaggi e l’arte, ad un certo punto
della propria esistenza, si converte agli studi scientifici e se ne lascia
coinvolgere in modo quasi ossessivo, scoprendo quali meraviglie per la società
umana potrebbero scaturire dallo studio del DNA e da una sua successiva
manipolazione per estirpare la radice del male da ogni uomo.
Rimando a dopo le molte riflessioni che una tale tesi
comporta per passare, invece, a qualche considerazione di natura letteraria,
visto che di un libro si parla e, quindi, di una forma di scrittura. Apolloni
ci ha abituato alla disobbedienza ai generi letterari e non poteva smentire se
stesso neanche questa volta: infatti, si fa fatica a considerare questo suo
ultimo lavoro un romanzo: manca un vero
e proprio plot, gli altri personaggi sono del tutto secondari
allo svolgimento dell’idea che muove il protagonista e sembrano piuttosto
concretizzare narrativamente l’urto fra
il vecchio e il nuovo Gustav. Che cosa ha, dunque, tra le mani il lettore?
Azzardo una definizione: un saggio romanzato. E
ipotizzo perfino che con esso l’autore
abbia inteso portare avanti, secondo un diverso progetto di scrittura, l’enorme lavoro saggistico dell’intellettuale
siciliana Vira Fabra, musa e compagna di
Apolloni, raccolto nell’opera postuma: “Cartesio
un filosofo da amare”. Fatto sta che
Vira come Ignazio hanno posto al centro del loro laboratorio mentale
l’ottimismo della ragione, la prima rendendo omaggio al filosofo Cartesio ed ai
suoi seguaci, il secondo, oltre che ai filosofi della ratio, agli scienziati che attraverso lo studio del DNA aprono
prospettive dalla portata inimmaginabile per il futuro della razza umana.
Ad un certo punto del romanzo, però, Gustav cede quasi del
tutto posto allo scrittore Ignazio Apolloni, che si chiede dopo il suo grande
entusiasmo per la “conversione
scientifica” da che parte debba stare, e cioè se incorporare l’una o l’altra delle tendenze estetiche rappresentate
da quelle opere in cui si stanno posando i suoi occhi e la sua mente, senza
tuttavia trascurare quella spinta emotiva – più che razionale – che l’ha
indotto ad occuparsi di scienza; di quella parte della scienza che ha per
obiettivo una migliore qualità dell’uomo del futuro. Infatti, Ignazio non
può rinnegare la sua vocazione alla scrittura e certamente la risposta concreta
ad un dubbio di tale portata è proprio questo romanzo, o, meglio, come già l’ho
definito, saggio romanzato. E, inoltre, proprio questa sua ennesima invenzione
letteraria potrebbe rappresentare l’aspirazione ad una nuova figura
d’intellettuale a tutto tondo, che non dovrebbe escludere nessuna branca del
sapere dai suoi interessi per una sorta di Futuro Rinascimento dell’Uomo.
Gustav, da tanto tempo immerso in una pigra esistenza
borghese, finisce, infatti, con
l’aprirsi al piacere estetico delle arti ( specialmente il cinema, l’arte
figurativa, la musica), alla storia dei diversi popoli, alla geografia, alle
scienze, come la medicina, l’astronomia, la sociologia. Ed Ignazio, nel suo
riaffermare la vocazione alla scrittura, ribadisce il diritto ad un pensiero libero,
onnivoro, autonomo, capace di rielaborare una nuova Etica, sganciata da ogni
influenza metafisica e teologica, ma
fondata esclusivamente su un’idea laica, sociale, “genetica” del Bene.
Christina Aguilera
festeggia
il suo
compleanno
travestendosi
da Alex de Large
di Arancia
Meccanica
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Ma, a questo punto, è difficile sottrarsi alle riflessioni
personali. Ovviamente non mi appello alle mie convinzioni religiose, perché comprendo
benissimo che tale arma sarebbe non solo inefficace, ma del tutto erronea a sostenere un dialogo alla
pari con l’autore. Mi pongo solo, sotto il profilo laico, il problema della
libertà come diritto dell’individuo ad una scelta. Immagino che Apolloni abbia
visto un “vecchio” film, che fa parte
ormai del cinema cult, che è Arancia meccanica di Stanley Kubrick; in
merito al quale il saggista Burgess scrisse che una creatura che può fare solo
il bene o il male, ha l’apparenza di un bel frutto colorato e saporito, ma che
interiormente è solo un giocattolo a molla, che può essere caricato da
chiunque. E così, stando all’utopia di
questo romanzo, il giocattolo-uomo, invece di essere caricato dallo Stato o da
Dio, in cui per sua libera e rispettabilissima scelta l’autore non crede, finirebbe
con l’essere caricato dalla Scienza. E’ vero che il fine dell’operazione del
DNA sarebbe buono ed utile, ma io provo un certo fastidio nell’immaginare una
specie di castrazione obbligatoria universale, anche se oggetto di tale
operazione sarebbe il male. Difendo il male per difendere il bene, difendo il
male per difendere il libero arbitrio, difendo il male affinché l’uomo trovi da
solo, per convinzione e non per castrazione, la via del bene sociale secondo
un libero percorso individuale. E, inoltre, pur estirpando il male dall’uomo,
non resterebbe il male degli elementi della Natura, degli animali e delle cose stesse, spesso apportatrici di
malattie e di morte? Che ne faremo di
tutto questo male, come lo debelleremo? Mi trova d’accordo Ignazio, però, in un
intervento mirato soltanto ad eliminare le malattie scritte nel DNA, poiché
esse davvero ostacolano la libera crescita dell’uomo e il suo naturale diritto
alla felicità.
▬ by Franca Alaimo