by Gaudio
Malaguzzi
Avvenne un
giorno che la signora, che, nel secolo scorso, era andata a raccogliere
cetrioli mentre il poeta innaffiava l’orto, scoprì, dentro un baule, un
biglietto in una calligrafia che al momento non riconobbe ma che era facilmente
leggibile. La scrittura – anche quando è in shqip o in turco o in croato se non
in greco antico – non è mai un miscuglio di sumero, aramaico e babilonese e mai
sembra che chi abbia scritto sia un uomo di cui parecchi uomini si mettevano i
suoi pantaloni a turno.
L’autenticità
del biglietto è assoluta, anche perché è confermata dalle parole del titolo che
è “Shnek della Parrottiera”. Eppure la donna dei cetrioli, come un qualsiasi
archeologo, ha un attimo di perplessità: si tratta probabilmente di una grande
scoperta archeologica della propria storia, della mia storia o della storia del
mio corpo, e dell’anima, e del cazzo – è questo che dice a
se stessa la donna – ma, mio Dio,oh, Cristo, la parrottiera… e allora è del mio
deretano che si tratta – e dovette sedersi per non venir meno, o venir ancora,
e con le lacrime agli occhi tornò a guardare il biglietto spiegato: “Shnek
della Parrottiera”…Ma “Shnek”?... Cos’è “Shnek”?...Oh, Parrottiera Santissima –
gemette – fammi capire cos’è Shnek!
E si vide
piegata a raccogliere cetrioli e a riempire il paniere quel giorno e sentì che
il Signore è misericordioso perché la faceva sentire ancora nell’orto, e in
quella posizione(lei è piegata sul ventre, e mentre tocca con la mano sinistra
il suo ginocchio sinistro, da quell’angolo – non lo dimenticherà mai questo-
verifica al millimetro la posizione dell’innaffiatore, è questo che farà
impazzire il suo oggetto "a" e quello del poeta, la prospettiva del desiderio che
è la posizione di tiro) che gli albanesi chiamano “kap-të –tràngullë”[i] o
“kap-të-kastravecë”[ii],
in cui il quadrante solare è rivolto ad est, dove sta innaffiando il poeta
accovacciato e lei gli mostra quello che i tedeschi chiamano Sonnenhur[iii]
e i francesi Le Juste Milieu , o Le Département du Bas-Rhin, se non Le verre de
montre[iv],
Le cul ortogonal.
Ma, a
leggere Parrottiera, la donna dei cetrioli rammentò che lei preferiva la
didascalia albanese: E Ekspositë të Bythë[v], la mostra
del culo, oppure: E Ekspositë të or diellor, la mostra dell’orologio. E lesse
lo Shnek: “Tēnisë
‘a Parrūttīra jùst p’u cannōnë i
Parrōttë!”[vi]
E allora
capì che lo Shnek è questo, quello che è un epitaffio, nella psicologia
transazionale, una didascalia, ah – disse – è la rizzata del cazzo, mentre il
poeta, Parrōtt[vii],
diceva che l’oggetto “a” transitava al meridiano, o una cosa simile, e che
allora lui era il cannone americano Parrott[viii],
quello del calibro grosso, e lei era la cannoniera, la Parrottiera, giusta,
fatta su misura per quel cannone.
Oh, Dio,
quanto sei misericordioso con le peccatrici – si disse – il problema è che poi
se lui fa il cannone i cetrioli, sì, va bene, c’è la pompa, la canna, il
cannone, ma avete mai sentito di un cannone che spara palle liquide? 'Stu poeta
del cazzo non poteva scrivermi uno Shnek dell’orologio ad acqua? Così fin
quando riempiva la “capacitanza”!...E
venendo ancora le venne in mente che il problema della meridiana ad acqua era
legato alla temperatura e quel giorno in cui lei mostrò al poeta l’ora esatta
per raccogliere cetrioli non solo era
mezzogiorno ma era nella canicola.
[i] “Prendi-i-cetrioli”(leggi
sospendendoti sulla -ë finale, che è semimuta.
[ii]“ Kastravec” si legge
“KASTRAVEZ”, è sinonimo di “Trangull”.
[iii] La “meridiana”,
l’”orologio solare”.
[iv] Il vetro, la lente,
dell’orologio.
[vi] In dialetto del delta del
Saraceno: “Hai la Parrottiera della misura giusta per il cannone di Parrōtt”: La virtù matematica
dell’oggetto a era addirittura raddoppiata dal soprannome patronimico del
poeta, che era, appunto Parrōtt,
sinonimo fonetico del cannone americano, ma, che, a differenza del cannone
americano che è su ruota, è correlato in shqip a “Pa- Rrotë”, che significa “senza ruota”,
“fuori dal sistema, dall’ingranaggio”.Leggi anche Eufemistica dello Shnek del Parrott su pingapa.
[vii] Vedi alla nota
precedente.
[viii] Dal nome dell’inventore
americano Robert P. Parrott, 1804-1877. Nome di una famiglia di cannoni a canna
rigata e relativo munizionamento speciale prodotti a partire dalla Guerra
civile americana in tre differenti calibri: il 10 libbre da 2,9” di calibro; il
2° libbre da 3,67” di calibro; il 30 libbre da 4,2”. Erano riconoscibili per la
grossa fascia di rinforzo posta sulla culatta dell’arma.