Negli ultimi numeri di “Skorpio” dell’anno
2000, Chico Montana di Horacio Altuna è
al mare in Argentina insieme a Pomo, Perro e Zurdo in fuga dalla mafia di
Buenos Aires. Chico sta tentando di fare il giornalista, soldi manco a sentirne
parlare, addirittura per entrare in discoteca cercano di rimorchiare delle
chicas per farsi pagare il biglietto di ingresso!...Però, anche senza biglietti,
incontrano ragazze argentine che sono di quel tipo e di quell’età da marito,
ragion per cui, sarà per la matematica del (-φ)
di Lacan, la danno anche gratis e con romanticismo e poesia. Almeno nella
striscia di “Chico Montana”; poi, in altre strisce di Altuna, la danno anche
senza poesia e con più aderenza alla religione del capitale.
La storia di Chico con questa ragazza
che dice di chiamarsi Talia, e non è vero, comincia sulla spiaggia, una
spiaggia in cui , a quell’ora, c’è solo Chico, che ha voglia di pensare, e lei
arriva, ci sono i gabbiani che le svolazzano attorno, e qui Lacan ci avrebbe
fatto un intero seminario, sull’uccello, il (-φ),
lo sguardo e l’occhio, invece quel che conta è la poesia: “Vediamo che cosa mi rispondi
se ti dico una cosa…”; “Ascolta..”:
Metto
questi sei versi
nella
bottiglia che affido al mare
col
segreto sogno che un giorno
giunga
su una spiaggia semideserta
e
un bambino la trovi e la stappi
e
invece di versi estragga pietruzze
e
grida d’aiuto
allarmi
e conchiglie.
“Bella…Di chi è?”, chiede Chico; “Ti è
piaciuta?...E’ di Benedetti.”
© Horacio
Altuna │”Skorpio”
n.49 ▪ 14 dicembre
2000
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Una cosa così capitava spesso al nonno del poeta quando anche lui faceva il
giornalista e stava a menarselo lungo tutta la Patagonia: raccontava il nonno
del poeta, anche al futuro poeta quand’era adolescente, che in Argentina si scopava da matti, ogni giorno,
specialmente quand’ero al mare, arrivava una e: “Sai?...Ti ho visto e mi son
chiesta se eri qui per caso o perché ti piace la spiaggia così … solitaria…”, e
io: “Mi piace così e…non so…avevo voglia di pensare…sono un po’ giù”. Quella se
la rideva, la patagonica, e, sterzando di brutto sui convenevoli e la retorica
dell’avvicinamento, mi faceva immediatamente uscire dallo stato d’angoscia
e d’impotenza: allora, a quel punto, la
spiaggia mi piaceva, e se avesse detto anche versi di Pablo Neruda, che non era
argentino, io, ti giuro, dicevo sempre alla ragazza che avremmo potuto essere
amici(1), adesso però devo andare, che dici di ritrovarci qui alle cinque, anche
se tu, ne son sicuro, arriverai come minimo alle cinque e mezza? E lei, alle
cinque, veniva? Certo che veniva, in ritardo ma veniva, anzi se ne stava là
dietro a guardar le nuvole e il sole che cala, e quando arrivava, come Talia a
Chico, mi faceva: “Senti…” e io: “Ah, eccoti qua, adesso sì che la pulsione “e”
di Szondi mi torna su!”. E lei:
La mia estate non fu eterna
La mia estate non fu eterna
neanche
duratura.
E
neppure la primavera
fu
un po’ d’autunno
e
tanto inverno.
“Ancora Benedetti”. E io: “Ah. C’è un
lato della pulsione “e”, che è quello negativo, e allora c’è rabbia, odio,
collera, tendenza all’esplosione…” . E quella: “Se non dico questi versi, mi viene la rinite spasmodica e
a volte ho delle manifestazioni allergiche, e anche un po’ di enuresi…”. “La
poesia è bella.”le dicevo per via della parte della pulsione “e” che attiva
scrupoli etici e censura interna. E poi? Poi, veniva fuori che erano tutte sposate,
come Talia, che si chiamava Desdemona, almeno così la chiama il marito quando
rientra e lei stava per farsi fare da Chico. Poi, non so come va a finire, perché il numero
51 di “Skorpio” del 2000 non lo abbiamo. Ma con quella del nonno del poeta? “E
adesso non dirmi che vieni dall’Italia…”; “Da dove potrei venire adesso che
siamo negli anni Venti?”; “Ma non certo dalla Calabria…”; “Ma no, sciocchina, è
da Venezia che vengo…”;”Ah! E adesso dimmi..che fai nella vita?”; “Il
giornalista…adesso sono in vacanza…anche se mi cercano quelli della Fiscalrassi…;”
Per questo stavi giù…”; “Eh…”.
© Horacio
Altuna │”Skorpio”
n.49 ▪ 14 dicembre
2000
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Il nonno del poeta cominciava sempre a
sentirsi bene con la ragazza di turno, era per via della Patagonia, che, con
quella luce, tutte quelle patagone hanno un bagliore che Didone al confronto fa
il bagliore di una candela. Come lei diceva, nel capanno sulla spiaggia: “Ti
preparo pane, burro e zucchero”, il nonno le si avvicinava da dietro, per via
del podice patagonico, lei:”Che?”; il nonno del poeta le baciava il collo e poi
il muso: “Vicente…”, sussurava lei al giornalista italiano ricercato dalla
Fiscalrassi in Patagonia. All’improvviso, la pulsione “e” di Szondi è la
pulsione di sorpresa, per via dell’erotismo uretrale, CLANK!
“E questo?”, esclamava sorpreso il
nonno. “Mio marito!”, tra il riflesso di
morte e la tempesta di sentimenti, la patagonica. “Vai via!..Presto!”
E il nonno andava via perché nella
sintomatologia della pulsione “e” sapete cosa c’è, dopo l’emicrania, la
balbuzie, l’asma, la vasonevrosi, le manifestazioni allergiche e l’enuresi? L’omicidio
passionale! ░ gaudio malaguzzi
(1) In verità, il cavallo di battaglia del nonno del poeta era “Cuerpo de mujer…”: “Corpo di donna, bianche
colline, cosce bianche/tu rassomigli al mondo nel tuo atteggiamento di
abbandono./Il mio corpo di contadino selvaggio ti scava/e fa saltare il figlio
dal fondo della terra.//Sono stato solo come una galleria. Da me fuggivano gli
uccelli/e in me la notte entrava con la sua invasione possente./Per
sopravvivermi ti ho forgiato come un’arma,/come una freccia al mio arco, come una pietra nella mia fionda.”(Pablo
Neruda, Veinte poemas de amor y una canción desesperada, ©
1924). Narrava il nonno del poeta che già a questa seconda strofa la ragazza
presentiva la persistenza della sua grazia, che era nella quarta strofa, e non
resisteva più, altro che manifestazioni allergiche e vasonevrosi, una volta il
nonno ebbe a dire che è da lì, dalla patagonia, che venne lo “shummulo”: “Cuerpo
de piel, de musgo, di muschio, de leche ávida y
firme. Ah, los vasos del pecho! Ah, los ojos de la ausencia!”.
© Horacio
Altuna │”Skorpio”
n.50 ▪ 21 dicembre
2000
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