░ Sembra che
a questo punto siano possibili varie scelte: sì, no, e sfumature intermedie.
Supponiamo di optare per il sì: io sono un poeta lineare e lui no, difatti
smette e si mette a fare le singlossie.
Ma a questo punto come rendiamo conto di questo bizzarro stato di cose? Perché
io sono un poeta lineare? E perché
lui fa le singlossie? Forse i poeti
vanno e vengono nell’universo? E’ stato dunque solo per un caso che io sia
lineare, tanto che, una volta assottigliata la linea del conto, smetta anch’io
di fare il poeta lineare? Se diciamo di sì, o anche può darsi, che altro possiamo
fare se non rassegnarci ad accettare il rapporto, misterioso e inesplicabile,
fra la poesia e il corpo(naturalmente, di chiunque)? Non sembra infatti che
qualcuno abbia una teoria coerente della poesia indipendente dal corpo, e
neppure sembra averla. Non ci resta pertanto che rispondere di no.