Klelia Kostas, la Tv di Stato e
Torino ●
Lebenswelt con Klelia Kostas, la
pittrice rossa di Sanremo, che voleva andare in Tv e allora il poeta collaborò
come ghost writer al manufatto tipografico “Secondo
Voi”, il programma-tv di Pippo Baudo, per l’editore Aprile
La fine della galassia gutenberghiana, mio caro canadese obsoleto, disse Sarenco[i],
è
decisamente lontana distanze e chilometri, è come la fine del capitalismo, e la
mia
amica Klelia Kostas, noi che stavamo
nella città del capitalismo, della ruota e del pappagallo, per via della comunicazione,
tra Sip, Telefoni di Stato, Urar, Fiat
e TV di Stato, e poeti che non
fanno grandi dichiarazioni di principio
ed altri che stanno da Einaudi, alcuni vengono dalla Russia o da Ventimiglia,
la mia amica spesso era più poeta di
Marx nel risolvere l’azzardo del colpo dei dadi, forse perché era di Sanremo, e
un giorno mi disse che non sarebbe mai diventata famosa perché non faceva
televisione, e io a risponderle ma che te ne frega della televisione, non credo
che tu abbia mai guardato la televisione in vita tua anche se vieni da Sanremo,
ma non mi risulta che tu sia stata mai a cantare al Festival della Canzonetta,
ma credimi disse ancora Klelia con un microfono in mano saprei starci sul palco
meglio di Patty Pravo, e anche di Gigliola Cinquetti[ii], se proprio vuoi saperlo,
è che non sei abbonata all’Urar, le dissi per rincuorarla, è per questo che non
ti fanno cantare, anche se potresti andarci sul palco col culo nudo come Xénie
in Le Bleu du Ciel di Georges
Bataille[iii], con le calze bianche e col
microfono in mano, che cosa potresti cantare?
“Il cielo in una stanza”, o forse
potresti essere più iconica e pregnante di Romina Power[iv] cantando “Non ho
l’età per amarti”, c’è tempo, amica
cara, poi arriveranno Loredana Berté e Anna Oxa e dovrai ritornare alla vita
urbana ed a quella dei boschi, i torinesi hanno sempre dei boschi, anche in
Calabria, da dove mi hanno mandato nella città della ruota, c’è un bosco al di
là della ferrovia, e un giorno sarà tra la legge Galasso e il mare e la strada
statale 106 in mano alla cultura calabrese internazionale, che, mi dispiace
dirtelo, è talmente lontana dall’alfabetizzazione che è per questo che, dopo la
guerra contro i tedeschi, mandarono un tedesco
a redigerne una grammatica, dopo averci schedato il corpo e il nome, ci
hanno schedato la lingua italiana e i suoi dialetti, è un po’ metafisico, non
trovi?, le cose e le occupazioni sono immutabili, e Sarenco che io sapevo che
esisteva per via di Franco Verdi disse che il poeta è un’ape extra-territoriale
che non accumula dolcezze e senza la rosa nulla esiste o splendida Manhattan,
senza la rosa Gertrude e la declinazione latina cercano radici per non sentirsi
perdute, una rosa è una rosa è una rosa e soprattutto è una rosa e una rosa[v], come la tv , una tv è una
tv è una tv e anche la radio non
scherza, e già allora io non capivo perché
anche se stavi in Calabria, e, d’accordo, di là della ferrovia e prima
del mare, c’è questo bosco del torinese, perché mai dovevi pagare la Tv a
Torino, e quando mi hanno mandato a Torino, nella bocca del lupo, ho visto che
cos’è Torino, e ho visto la sede Rai anche, e ho
visto più volte arrivare a
Torino Bruno Lauzi[vi]
e Pippo Baudo una volta davanti all’Hotel Fiorina, dove, in un arco di tempo
tra Natale e Capodanno, io e mia moglie fummo avvelenati con del cibo comprato
in una Salumeria-Rosticceria sotto i
portici di via Vittorio Emanuele II, vidi questo uomo di Catania che stava
parlando con qualcuno e mi guardò, e poi feci il ghost writer per un
libro-gadget edito da Aprile[vii], che pure doveva essere
di Catania, a firma di questo uomo della Televisione, e quell’editore invece di
pagarmi le 500 domande che avevo fatto per “Secondo Voi”, sulle mille
complessive, me ne pagò solo 200, sol perché, forse, avevo preteso che il mio
nome non fosse reso di pubblico dominio tra i curatori, e la mia amica faceva la grafica per
pubblicazioni che quell’Aprile faceva per i ragazzi e che gli distribuiva
Mondadori e, allora, dopo, una volta, passeggiando sotto i portici di via Roma
pensai che Klelia avrebbe potuto chiedere al suo editore di chiedere a Baudo di farla andare in Televisione,
avrebbe potuto dire che aveva una parente col suo stesso cognome che a Rocca
Priora, sopra Sanremo, faceva la strega buona del secolo XX, e sarebbe
diventata famosa, altrimenti, se non fosse bastato, avrebbe davvero cantato,
anche se non l’avevo mai sentita cantare, l’importante, pensavo, è che
innanzitutto si mettesse a posto con l’abbonamento Urar, perché, le dicevo,
passeggiando sotto i portici di via Po giorni dopo, se quelli vedono che non
sei schedata, lo sai no? Chi viene qui è schedato, altrimenti non entra, da
qualche parte sarai schedata, però devi
pagare l’abbonamento Urar, Klelia: quelli vedono che non sei nello schedario e
via, non ti lasciano entrare alla Rai, figurati se vai a Sanremo, a te da
Sanremo ti hanno mandato qua; a me, da dove c’era il bosco del torinese, mi
hanno mandato qua, ma né tu né io siamo abbonati
Urar, quindi che cazzo vuoi andarci a fare alla Televisione, ma davvero pensi
che arrivi tu, con la tua tunica che hai dai tempi di Bagdad, tutta rossa, e
con gli occhi verdi, e mi hai detto che sono verdi per le lenti a contatto, e
magari gli porti una cartella dei tuoi disegni tra tantrismo, yoga e
surrealismo alla Dalí, e gli dici che sei amica del poeta V.S.Gaudio, che
adesso che è diventato una colonna di
“Topolino”, come cazzo è che non lo pubblicate nella collana dello Specchio, è
questo che vuoi andare a dire in tv? E tu mi rispondesti che non volevi diventare
famosa, non te ne fregavi niente, mi conosci no, Vuesse, io ti guardo e penso
che forse potresti essere il figlio che non ho avuto e ti guardo ancora e si
vede che sei un poeta, e allora mi viene da piangere e …che cos’hai al Medio
Cielo che mi tira su così tanto il mio oggetto “a” o sarà per via di Mercurio-Plutone in casa Prima che me lo fai
sobbalzare? Vado e gli dico che conosco un grande poeta, che non ama andare in
spiaggia, e nemmeno fare avventure australi possibili solo nei dépliants
Valtour e di Franco Rosso, non ha nemmeno un’Olivetti portatile e che quando
deve battere una Lebenswelt o una Stimmung gli presto la mia, che mi ha
regalato uno che lavora all’Olivetti e che ogni tanto viene qui a parlare di
simbologia e astrologia, archetipologia dell’immaginario, e somatologia delle
ragazze canavesi, gli racconto che c’è
un mistero attorno a te, e non è un mistero gaudioso, e che una volta alla
Crocetta hai incrociato una ragazza con un vestito lieve a quadratini sbiaditi
con un cinturino e gli occhiali da sole e che sai che lavora alla Scuola a
fianco della Biblioteca Civica dove tu ogni giorno ti vai a scartabellare
almeno 70 libri tra antichi e moderni, per non parlare della rassegna stampa, e
allora vorresti vederla un giorno uscire da quella Scuola, anche in minigonna
ma con quelle scarpe che aveva allora, e gli occhiali da sole, o forse
dentro quei blue-jeans che hai visto in
vetrina l’altro giorno in via Roma, seguirla per via Cernaia, via Pietro Micca,
piazza Castello, via Po, fino al ponte della Gran Madre sul fiume e ritornare dall’altro lato e
superata Piazza Castello per tutta via Roma fino a che avresti potuto scriverle
un poema patagonico senza dir niente a Jean Baudrillard!
V.S.Gaudio, Il bolero di Madeline e Bruno Lauzi sotto i portici di via Cernaia a Torino, in “lunarionuovo”, nuova serie n.17, anno XXVII, Prova d’Autore di Nives Levan & C., Catania novembre 2006. |
[i] Cfr. Sarenco, Poemalibero,
1980, in : Sarenco, Poesie Scelte
1961-1990, Poetry Is Over Collection 2016.
[ii] Nel Secondo Voi, indicato alla nota VII, la domanda 63 era questa: “Il
Festival di Sanremo edizione 1964 aveva praticamente una sola protagonista, una
giovane debuttante che commosse prima il pubblico italiano vincendo il festival
e subito dopo quello dell’Olympia di Parigi e del Festival europeo della
canzone. Ci era e con quale canzone ebbe il primo successo?”, ed.cit.pag.152;
risposta: Gigliola Cinquetti con la canzone “Non ho l’età”, a pag.241. Quando si dice che quel Festival ebbe una
sola protagonista, non è vero: c’era quell’anno, lo ricordo ancora, Bobby Solo
con “Una lacrima sul viso”.
[iii] Georges Bataille, Le Bleu du Ciel, Ó Jean-Jacques Pauvert, Paris 1957 ; trad.it. L’Azzurro del Cielo, Einaudi, Torino
1969.
[iv] Anche Romina Power era
entrata in quel manufatto tipografico dei Quiz: alla domanda 623: “Anche se la
mamma era contraria e fino all’ultimo momento ha fatto di tutto per impedire il
matrimonio, ha poi assistito alla cerimonia. Lo scambio degli anelli tra i due
cantanti(la ma,mma di lei è Linda Christian) è avvenuto il 26 luglio 1970 a
Cellino San Marco, in provincia di Brindisi, paese di origine di lui. Sapete i
nomi degli sposini?”: pag.149 di “Secondo Voi”, di cui alla nota VII; la
risposta: Al Bano e Romina Power, figlia primogenita di Tyrone.
[v] Cfr. ancora Sarenco, Una rosa è una rosa e una rosa, 1980,
in: Sarenco, ed.cit. Nello stesso anno, poi, con Franco Verdi, Sarenco curò un’antologia della poesia lineare italiana
1960-1980 a cui dette(ro) lo stesso titolo, factotum book 25, edizioni factotum-art, Verona maggio 1980.
[vi] Cfr. V.S.Gaudio, Il bolero di Madeline e Bruno Lauzi sotto i
portici di via Cernaia a Torino, in “lunarionuovo”,
nuova serie n.17,anno XXVII, Prova
d’Autore di Nives Levan & C., Catania novembre 2006.
[vii] Secondo Voi, a firma in copertina di Pippo Baudo[ che faceva in Tv un
programma a quiz con lo stesso titolo; in realtà redatto al 40-50% dal poeta
come ghost writer e curato da un giornalista de “La Gazzetta del Popolo” e da
un redattore della PEA stessa],
Produzioni Editoriali Aprile, Pea, Torino dicembre 1977.
▌La Lebenswelt 2 con Klelia Kostas
è pubblicata contemporaneamente