L’immagine-foto di Maruzia in
calzebraghe è quella di un mondo frattale
di cui non c’è equazione né
esito se non in quel luogo a Bragalla,
perché lì non c’è la filosofia
del soggetto, né quella dello sguardo,
ma c’è quella della distanza
dal mondo, da Bragalla per meglio coglierla
in farsetto da armare con
quell’arnese insetato sotto,
sublimato, questa
imbragallatura tra seta, pelo, carni e
buchi irrumati, è da questo
che si adliga,
è da quel posto che
l’adlectatio carezza l’anima
come una mutanda, da quel
posto l’oggetto che è Maruzia
ha la valenza del gioco del diavolo, il gioco del poi,
che, non avendo niente da
dire, si fa a mutola, sfugge
al commento e all’interpretazione:
quando il poeta arriva a captare
qualcosa di questa sua
dissomiglianza e di questa sua assolutezza
anonima, così singolare, qual
è il nome,
questo, o questo questo,
cotale a Bragalla, allà,
cambia qualcosa dal punto di
vista del mondo “vede”,
è Maruzia stessa che si fa
luogo della sua assenza,
essendo quella situazione,
quella luce, quell’arnese,
quella Bragallona è
l’evidenza insolubile – quel suo bragallare
del calendario del 92- del
pieno avvenimento fantasmato,
la giostra saracina di Bragalla[i].
Così l’oggetto si fa specchio
del poeta,
ma è l’oggetto che dice
“visto tutto questo
là lontano laggiù allà tutto
questo questo qui
questa smania di vedere quale
bagliore
questo bagliore avuto allà è
questo la Bragalla,
la quintana che deve essere
fissata, guardata intensamente
e immobilizzata dallo
sguardo.
Non sono io che devo posare,
sei tu che devi trattenere
il respiro per fare il vuoto
nel tempo e nel corpo.
Ma devi trattenere il respiro
anche mentalmente
e non pensare a nulla
affinché l’incantesimo che c’è nel gioco
di superare la mia immagine e
di essere conseguentemente
a una sorta di fatale gaudio,
così che tu ed io, noi stiamo giocando
al gioco del diavolo, quel
Cotale che fu il Suo dei 112 esemplari
di Quel paese ora sarà dentro l’anello di
quell’immagine il tuo Questo,
allora si produce Bragalla,
il mondo, come evento singolare, senza commento,
giocando alla mutola, cenni
ed atti chi adoperando, senza una minima parola”.
Qual è la parola, serviziale come la chiama l’Aretino che
fa 40 quando Maruzia
porge quel posto sibarita –
che fa sempre 112 – e che fa cogliere il bagliore ainico
fuora alla sponda del letto o
della panca o della segia e questo si chiama “serviziale”,
che altrove più tardi essendo
stato rinomato l’”Attrazione di Milano”, questo che dà il serviziale avrà il
nome il Meridiano di Bragalla, e sarà
l’adlectatio di Bragalla
perché è questo che ha fatto
il sublecto ha preso a gioco la maledetta troia sibarita.
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Bragallatore sta per venire in culo esce, per entrare davanti e lui che è davanti,
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