Lo spazio muto
che dove
Non
si è rimasti che in cinque
nello
spazio muto
Bhrat
che assomiglia quanto più possibile a Bhram
e
questi a Brekë che somiglia a Bragallec che un po’ è Bhrat
e
un po’ è Bragâll se non Brekhalla
sono
tutti come il nove all’inizio che significa
incontrando
il signore destinatomi si rimanga pure
per
dieci giorni insieme, e non è un errore instaurare
un
tempo di copia occorre unire chiarezza ed energico movimento,
che
è così che se essi stanno insieme per un ciclo intero ciò non è
di
troppo e non è un errore tenere Bragh in mano, Brogh in bocca,
Brekë
in culo, Bhram in fica e Bhrat nell’altra mano per questo si va
allà
e si opera, l’immagine della copia è
Brekë che entra da N, Brogh da E,
Bhram
da O e Brekhalla da S, Brekë che ha fatto in culo esce da dove vuole
ed
entra in culo chi è nel punto da dove lui esce cosicché appare un altro Bhram
a
cui viene presa la misura, il tempo passa e lo spazio si rabbuia,
c’è
qualcuno che ha fatto ma lei lo tiene ancora, sarà Bragh,
lo
si lavorerà finché non lo ammette?
O
lo si farà andare fuori affinché un altro
Brigh
quando finalmente arriva in quel posto
sente
che è tutto solo e sente che il calendario
non
è più un po’ di qua dal fiume dove Bragh è stato lavorato
per
bene anche se non ha detto dove né se ha fatto né goduto
allora
perché ha smesso difatti eccolo adesso che entra un altro
Bhrat
e allora Maruzia che gioca alla mutola se lo lavora col muso
finché
non vengono Bregh e Bragh che non dicono dove, è tutto?
Il
tempo passa, infine appare un altro Brekë che entra da N si ferma
al
Meridiano di Bragalla a testa bassa[i], e
Brigh te l’ha detto dove
ammetti
che te l’ha detto dove, ti lavorerà finché non lo ammetti
che
Bregh te l’ha detto dove ha sborrato, dove ha bevuto alla tedesca
l’uccello
reca in volo il messaggio è bene rimanere in basso, questa è
l’immagine
della preponderanza del piccolo in cui Maruzia pone
la
preponderanza sull’ossequio tanto che l’uccello deve rimanere
dentro,
il ko sibarita è questo passare accanto,
oltre, a cui si aggiunge
l’idea
di eccesso, come se la quota fosse oltrepassata
il
6 sopra è quando l’uccello esce e vola e sborra e inzacchera
mutande
e leggings di Maruzia e il 6 sotto che era rimasto sta colando
e
la sburra irriga le cosce e le scarpe di Maruzia, con questo comprenda
chi
potrà Bragh spegne perché il 9 al terzo posto fa segno che se non si
procede
con straordinaria cautela qualcuno viene certamente e fa subito
dietro
e allora è bene che chi sia in culo non sia così diritto e forte tanto
da
disprezzare la cautela ma che comprenda la situazione momentanea
possa
annullar l’agguato e tenersi più a lungo per altri 99 colpi rinserrato
in
quel posto allà, infine quando tutti hanno bevuto alla tedesca
e
Maruzia ne ha schiumato i prescritti 112 ognuno non dirà dove per quanto
l’altro
glielo chieda a gesti dove ognuno non dice niente
lo
spazio si illumina e la troia sibarita è già di nuovo con i calzoni da gala,
le
braghe di Bragalla e come la bragada ha un bagliore ainico bagnato che fa luce
dai
quarti posteriori, Bhrat che fa Bhram o Brekë glielo appoggia nello spazio
dei
falsi d’arme dietro e sborra a cappella sull’arnese, la bardatura della
giumenta
ungendo
cosciale e ginocchiello, tanto che l’altro Bragh che fu tra i primi
a
farsi il boccone da re le rende l’omaggio sul farsetto da armare, e Bhram gira
intorno
al Buon Convento e la imbragalla senza toglierle niente
lo
spazio si spegne, al presente, è inverno, bisogna rimettersi in viaggio, è
tutto
la
saracina sibarita spegne, è fatto, ha la copia con sé, guarda attraverso il
portone
e
non si accorge più di nessuno.
Per
tre anni giocherà a scaricalasino o a Bragalla, 112 fra duci regi pastori
mercanti
uomini
di guerra e poeti ne faranno Bragalla e anatomia, come Dido si pone a piuol
di
Ainea e fa giocare a mazzasquido, ai billi e alla palla, per ore al giorno fa
mutande
a
tutto paragone la maledetta troia sibarita di Bragalla.
[i] Da
notare che chi entra da Est è quello che ottiene immediatamente il Meridiano
16°08’(sedici è il culo, e otto pure) e sarà possibile che la Sibarita Saracena
possa fare copia di sé –come fantasma della Maruzia- anche in quegli altri
luoghi dove la longitudine è quasi uguale a quella di Bragalla, ovvero a
Tricarico, a Margherita di Savoia, a Careri(Rc), il posto del vento del “non ne
ho”, Carèo, a S. Severino Lucano e a Torno, nella Baia delle Zagare o a Torre
di Porticello, a Montegrosso, che è tra Mattinata e Peschici sul Gargano,
sull’isola di Vis in Dalmazia, o a Piscopio e a Cerzeto, dove l’apparizione di
una bella femmina fa tanto fremere gli uomini da farli precipitare negli
scalasci, a S.Benedetto Ullano, nei luoghi in cui come a Bragalla la rugiada
del cielo che si raccoglie sui pruni selvatici, sulle foglie, sul tronco, si
coagula in grani che, sciogliendosi in dolcissimo umore, fornisce medicamenti
per un portentoso e miracoloso clistere, dono sibarita di così gran valore sbatacchiano che non fu una
volta a Napoli un’oncia di questa manna venduta sette monete d’oro, il
fecondante umore del nume che iva scotendo la testa piena e dopo aver gettato
da basso il gran cappello mostrava gran desio di far bragallo?
→v.s.gaudio |bragalla|© 2009