Dunque, secondo la Reale Accademia di Svezia, la
letteratura è canto e lo scrittore è menestrello. Non è certamente idea
peregrina, né alzata d'ingegno. Non è nuova! Proprio i siciliani dovremmo
essere tra i primi ad applaudire per l' innovazione. Ammesso tale sia
l'esito 2016 del Premio di Stoccolma attribuito al cantante Bob Dylan. Questa
nostra nota in realtà mira proprio a confortare i risentiti, dai quali sono
state e continuano a venir propalate e mugugnate proteste, anche interessanti,
invero, come quella che punta sulla influenza dell'anno bisestile (il 2016, appunto)
sull'umore dei componenti dell'Accademia Reale di Svezia. Una tesi che somiglia
tanto - figuralmente intendiamo - a un'operazione di raschiamento del barile.
cioè a dire non si sa più davvero cosa inventare.
Ma, fondi
di barili a parte e lune bisestili da reindagare, nessuno che abbia
pensato alla Corte di Federico, alla Palermo di quella volta e dei giullari e
dei menestrelli. Giullari che altro, poi, non erano se non poeti, produttori di
versi e come tali generatori di letteratura. E non ci si dica che il percorso è
tortuoso per essere accettato a prima botta. Ci si dia una calmata e si
rifletta con criterio scevro da pregiudizi. D'altra parte c'era stato, prima di
Bob, il caso di Fo. Né, a proposito di congiure celesti, lunari e bisestili che
siano da catalogare, si potrebbe ignorare la macroscopica congiuntura, che tale
non è perché bisognerà definirla coincidenza avvisatrice, della data di morte,
a novant'anni, di Dario Fo, appunto, a cavalcare l'annuncio del Nobel a un
altro giullare-menestrello, più scadente, si dirà, un minus habens rispetto all'autore del guastelliano villaneggiare divenuto
"Mistero buffo" riscritto da Fo. Ma è la vita, è l'usura del genere
umano. Si svalutano le automobili, persino l'oro già usato perde di valore! Non
si vede perché si debba respingere l'evidenza del genere umano in declino
naturale, spontaneo. Necessario, aggiungeremmo pensando alla profezia
evangelica che prevede l'uomo alla vigilia della fine del mondo
debilitato al punto da non essere in condizione fisica di alzare da terra una
tegola! E questa è profezia evangelica. Si avrà un bel dire sul coro di
pernacchie dalla piccionaia, ma si tratta di Scritture sacre. Scherziamo?
Insomma come non rivolgere e dare atto all'Accademia
di Svezia di lungimiranza e piedi a terra? La verità - a proposito dei
risentiti - è ben altra. E' che siamo distratti, siamo storditi dai rumori e
dai cibi, siamo tutti più o meno drogati da quello che chiamiamo progresso,
senza avere il tempo - o darcelo - di rivolgere un'occhiata intorno e scoprire
che le nuove frontiere sono l'abolizione dell'uomo a favore del robot, con il
vantaggio della cancellazione , delle emozioni, della fatica, del dolore, come
dell'amore, della gelosia, dei sentimenti tutti. La stessa semantica cara al
linguaggio della vita attiva-più attiva, non ha forse fatto lievitare l'uso e
la pratica di un verbo che prima veniva adoperato solo per metalli e "cose
inanimate", rottamare? Voce dei tempi che evolvono e si attestano sotto
gli spalti di nuovi confini. Spalti che, prima o poi, un'atomica vietnamita o
d'altro marchio di origine controllata, non farà mancare all'evoluzione della
specie umana, animale, vegetale, etc.
E noi tuttavia più protervi protervi corriamo
risentiti dietro la scelta di un futuro dalla coda antica, come quello di
tornare alla letteratura come canto di menestrelli e chitarre di giullari. E
senza dire di quanti nuovi aspiranti alla Bolla di Stoccolma insorgeranno a candidarsi
al Nobel tramite istituzioni private, università, cottolenghi e cappelle
cantorie... e finché il sole splenderà sulle fortune umane, che quel tal poeta
aveva definito sciagure, perché non aveva l'occhio adatto a cogliere i segni
del mondo che si evolve fino ad autodistruggersi, appunto, a rottamarsi da sé,
perché lo stesso proverbio lo consiglia: "Chi si ferma è perduto"!