Madre(nella doppia formulazione di madre mia e mia madre, oltre il vocativo: madre),
vigna, latrina, sarmenti, asino, fico d’india, stalla, corvo, carrube, miseria,
soma, stanza, grama, cafone, collina, giorno, scialle(inevitabilmente nero, tranne nel caso di fanciulla
vergine: allora bianco o candido, ma
meglio come candido velo) , nenia,
pecora, casolare, rosario, ragazza, lutto, roncella, calanchi, spiga, origano,
oltremare(facoltativamente preceduto da laggiù),
mulattiera(s.m.), zirlio, capretta,
muro, carro, fanciulli, zampogna, focolare, morti, pietre, belato, valle,
trainante, orazioni, stabbi, falce, trazzere, padrone,
l’America,
civetta, paese, zappatore(surrettiziamente bracciante), gemito, granoturco,
padre(nella doppia formulazione di: padre
mio e mio padre, oltre il
vocativo: padre)
nero, bianco, grigio, verde(pochissimo, da usarsi con molta discrezione)
ahimè, no, mai
freddo, sporco, scalzo, invalido, pio,
selvaggio/a, insonne, vecchio, libero, violento, sterile, calcinato, povero,
vespertino, tiepido, triste, maledetto/benedetto, scarso
andare, fare, lavorare, sudare, faticare,
piangere, scavare, soccorrere, camminare, sotterrare, pregare, belare, giocare,
lottare
Nel
materiale di questa scatola aggettivi e colori sono ridotti al minimo perché la
composizione che se ne può realizzare acquista in incisività se contenuta nell’ oggettività
sostantivale. L’austerità ideologica(come ben richiede il populismo contadino)
ne è pure meglio garantita. Può risultare opportuno, eccezionalmente, offrire
alcuni materiali compositi:
ventre gonfio, folla di stracci, sangue greve,
vecchi sentieri,
acqua pura,
mandorla vizza, uccello siepale, stella
forcuta, ristoppie arse, reseda selvaggia, teschio del lupo.
Si
consiglia l’uso, sia pur contenuto, del vocativo, dell’esclamativo e dell’ottativo.
I verbi si possono tenere all’ infinito, in rima: ciò dà nel popolare.
da→
Folco Portinari │DO IT YOURSEL │L’arzanà-Il Piombino, Testi di poesia, Torino-Alessandria 1984:pagg.10-11