Trittico Mafiolitico ░ Sara Smigòro

TRITTICO MAFIOLITICO
SARA SMIGORO


MODELLI ISPIRATORI

Stenta la conta a pesc’in faccia tenta
i ruminanti dentro il Parlamento
italiano è il prodotto e chi lo scelse
paracadute si apre non la mente
o le anime gemelle
(non quelle di Goethe).
La pastura nei pascoli i pastori
son signori credibili la vita
modelli prove e dignità ricerca
quale che sia l’età nei conducenti
spersi in ansie elettroniche, sbadati
come son cani sopra l’osso cento
uno spolpa la rabbia il resto latra
come l’uccello in gabbia che tu nutri
beato del suo pianto disperato.


LADRI A CATANIA

Stupido stupirsi in quanto musica
ricetta antica l’avido bisogno
fosse una diga e l’affluente un sogno
per dirla sotto l’Etna
se la Norma non è la pasta al forno
o il Pirata non abbia occhio bendato
nel nome di Bellini e l’Istituto
che s’adegua al costume coi suoi toni
in sol minore in chiave di violino
lo spartito e la truffa
l’indigenza scolastica vessata
tra i pentagrammi d’una sinfonia
simonia di maestri sincopati
a suon di milioni in euro e buoni
come pane raffermo nel letame
d’altro che attende a rivelare sorte
in altra consorella autoritaria
Accademia d’eletti
distillatori e déi
Sanguisughe di fondi europei.




ALLA CORTE MAGNIFICA I POETI (***)
                     (dedicata a D.M.)

Preme forte la cronaca e la mano
sul bisogno di spazio per poeti
come a stomaco i peti
alcuni in coppia è già doppia figura
se non fossa chi stura
tappi alla spesa
questa mafia sospesa tra le righe
o gighe-beghe mummie e occasioni.
Dove scorre denaro c’è poesia?
che mai sia di potere, cara mia,
l’ignorare il concerto alla ricchezza
tra la brezza e il ludibrio per chi tace.
Non è la poesia questo lo sai,
ma come mai t’incoMplici a onestare
il malaffare? Che bisogno hai?
Eppure se ci penso voi poeti
cortigiani lo siete e non da ora
affamati di gloria e parassiti
alle Corti dei tempi e dei potenti
siete genii imprudenti quanto a fiuto
per l’odore di mafia nell’imbuto
di sangue raggrumato o sciolto in acido
in cui versate il vostro contributo.

  
(***)  È ben noto da sempre che i poeti appartengono alla categoria dei cortigiani, né occorre ricordare, appunto, la Corte di Federico Secondo. Nel tempo le Corti dei poeti non sono mai venute meno. Ne troviamo conferma nei nostri giorni con le Corti come naturale istituzione consone ai tempi e ai territori dei rispettivi poteri. Il privilegio del denaro è quello di non emettere alcun odore. Non olet, ammoniva quella volta Vespasiano, rivolto al figlio ingenuo  preoccupato della politica inaugurata dal padre con i “vespasiani”. Ma sarebbe ingiusto, e non solo ingeneroso, chiedere ai poeti la stessa facoltà dei cani da tartufo! Non olet direbbe il mecenate di turno, mafioso d’alta caratura impresario di tartufi che fosse, non rilascia odore il mio denaro della sua provenienza. (Sara Smigòro)