Chiara De Luca▐ Raccontami poeta l'invincibile universo

Il tempo ha fermato il passo sulla soglia.
Attorno è cresciuta bianchezza a dismisura,
cancro al cielo luna è l’innocenza
da svestire per non essere compresi.
D’angolo nell’alto la memoria tesa
a suturare in polvere scurendo
accerchiata da un tango di falene.
Ogni giorno è fiume a non sfociare nella notte
ogni notte lago a incresparsi al disincanto.
Ha tracciato di pianto un gorgo tra le tempie,
bocche enormi schiuse volteggiando
soffiano tra petali morbidi di buio
il polline del sogno tra le pieghe del silenzio.

In un taglio breve di finestra il vento
rimargina le tende si divaricano
i rami sul sangue secco dei mattoni.
Scagliasti l’ascia contro spine inesistenti
sul corpo scortecciato dall’ascesi di millenni,
dentro come linfa l’essere scorrendo
dal freddo apprese a sciogliere i capelli
in foglie orfane alitate sulle spalle,
anima annidata in punta ai polpastrelli
non a un qualche Dio, non più d’amore,
ma per esorcizzare lo sfiorire carezzando
il gelo dell’esecutore quando il boia
è l’agnello che cantando forte muore.

Separa le ciglia perché tutto non è stato
non ha inghiottito il fango spalancato
i lembi del sudario che avvolgeva
le costole coltelli vacillanti nella carne
privata nel pellegrinaggio alla cappella
volgendo gli occhi vani a un vuoto d’ospedale.
Non ha segnato sole il profilo ai crisantemi
sul foglio spianato in scaglie di finestra
dove luce in un guizzo cede soffocando
tra le mani impossibili del vento.

Non più pietre da schivare e solo amore,
indurisce terra attorno alle caviglie
dopo lunghe corse senza mai poter spiccare
il salto tra le fiamme di un inferno finale.
Stupisce un cuore nuovo quest’istante
pedaggio di gioia da versare sul confine
tra l’ironia del male e la facilità di uscire
a porta aperta con le chiavi nelle tasche,
per mesi inutilmente, o anni a tintinnare.

Scala il cielo muro mattone su mattone,
chiarisci nella notte profili di finestra
spiragli di casa offerti all’indiscreto,
raggiungi edera testarda ciecamente
l’appiglio ultimo prossimo alla cima
luminosa in basso sfioro l’obbedienza
dell’erba che ondeggiando sana le caviglie.

Sulle strade si gonfiano le reti dell’aurora,
maglie bianche dilatate deviano la luce
guizzante contro i vetri del treno che si apre
sferragliando un tunnel nell’oceano del giorno
quando il buio lento è rifluito tra gli scogli
di nuovo sommersi dalle alghe della notte.
Sulle cime dei monti al cambio della guardia
con la bruma il vento a riprendere il tragitto
all’infinito. E alla vita àncora il respiro.

Raccontami poeta l’invincibile universo
la possibile esplosione di una raffica di luce,
il vortice che appena dietro l’angolo ti soffia
via dal brivido d’abisso che da sempre
sul ciglio della notte t’inebria di te stesso.


Chiara De Luca
confinando l’inverno
Poesie 2007-2008
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