Il poeta del Sagittario che portò la
patata da Montpellier.
Tornando da un viaggio a Montpellier, manco
fosse San Rocco, un poeta del Sagittario portò nel paese degli Scalzacani la
patata(1).
Voi credete che la patata fosse conosciuta
in quel paese? Che bastasse andare al mercato, o quantomeno attendere la fiera
del patrono autunnale detta di San Leonardo, e chiederne un chilo o due per
vedervene empire la sporta con un sorriso dicendovi che erano quelle patate
della Sila? Prima del poeta del Sagittario, c’erano stati altri poeti di altri
segni, ma nessuno aveva mai portato la patata dalla Francia, se uno in una friggitoria avesse ordinato una
porzione di patate, il cameriere gli avrebbe fatto una risata in faccia: “Le
patate qui da noi? Ma sei uscito di testa?”
Quando quel poeta del Sagittario mostrò la
patata alla moglie, questa restò di stucco, ed era dell’Acquario, una che di
ortaggi e anche di barbabietole e carote ne aveva fatto largo uso non solo in cucina,
ma la patata, quando la vide: “ E che è?”
E il poeta del Sagittario: “La patata”.
La moglie dell’Acquario: “ Questa sarebbe ‘na
patàna?”
Il poeta: “Straordinaria, vero?”
La moglie: “E si vede proprio che il
maestro del tuo segno è Giove; quìllë ti fa vedere le cose in grande, anche ‘nu
cazz’i tùbbero …e tu ci ammocchi e te ne vieni con ….la patata!”
Il marito: “Ma non capisci. La patata è
connessa con un segno di Terra, invece io che sono del Sagittario e sono della
triade del Fuoco, sai fritta o arrostita o bollita e fatta in insalata che
poema ti esce?”
La moglie: “Ma cipolle non ce ne stavano a
Montpellier, o se le era caricate tutte Sant Rok?”
Il poeta: “Ma quando mai. Cipolle qua ne
abbiamo a iosa, ogni mattina in piazza non vengono i cipullari ‘i
Castruvillari?”
La moglie: “E i pipirussari ‘i Sinìsë…”
Il poeta: “Vedi, ci siamo. Perché oggi non
ci fai una teganata di peperoni e patate?”
La moglie: “Guarda, poeta del Sagittario
che vede la cosa singola come se fosse un chilo e mezzo di cosa, che hai
portato solo una patata!...Da Montpellier,
u miraculo ‘i sant Rok!”
(1)
Un
po’ come fece Alessandro Volta nel 1777 tornando dalla Francia: cfr. Achille
Campanile, Volta e la patata, in :
Idem, Vite degli uomini illustri,
Rizzoli editore, Milano 1975.