Se
un poeta mette un pesce incartato in una sua poesia, tipo Giovanni Raboni, io
prendo quel pesce e lo incarto nel saggio sul testo a deissi indefinita di Giovanni Raboni; detto questo,
vediamoci, semmai, a Napoli, anche sul lungomare Caracciolo e ci mettiamo a
guardare, se proprio vuoi, verso Capri, ma a Capri, come ci arrivo, sai, appena
dico il mare, mi viene il mal di mare, figurati
se lo scrivo, poi, su un’isola, sarei come una poesia di Raboni, dentro la
menzogna metonimica, e allora come farei a vederti? Su un’isola sono peggio di
un baccalà, e ti metteresti a ridere, e poi dovresti portarmi sulle spalle; di
sera, a sapermi su un’isola, non riuscirei a vederti nemmeno col plenilunio,
dato per scontato che per quando dovremmo vederci ci sia, e non è il peggio, è
come se la losanga di Lacan, lì in mezzo al mare,
stesse per affondare e nello stesso tempo annegasse il mio (-phi), ed è questo poeta con la pulsione “e”( e la satiriasi) annegata che vorresti vedere?
vuesse gaudio |!
settembre 1983
Herbert
List ░ Capri,
1936
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