I poeti, come Molière,
usano leggere alla cuoca le proprie poesie appena scritte, per vedere che
impressione fanno su una mente semplice.
Corollari
1. V.S. Gaudio, che
non ha una cuoca, le legge alla postina quando viene a giorni alterni: lei,
come la cuoca di Molière, è allo stesso modo digiuna di lettere, difatti porta
sempre pieghi di libri e bollette.
2. Le Stimmung un po’ lunghe, se la postina ha
da consegnare altra posta, il poeta gliele legge a giorni alterni, e a volte
per finirla ci vuole tutta la settimana, e certe volte lei si fa sostituire.
3. Se la postina, alla
fine della lettura, si mette a ridere, il poeta non sa se prenderla alla
lettera, la guarda irritato e le dice: “Ma oggi per me niente posta?”
4. Se la postina, alla
fine della lettura, si mette a sedere, il poeta capisce che oggi si è stancata
della posta, e allora non le chiede se oggi per lui non c’è posta.
5. A volte, la postina
se le fa leggere per strada, e così gli ripete spesso: “Non ho capito l’ultima
parola”, e lui rilegge il verso, e poi passa un’altra macchina e lei dice che
non ha capito, potresti gridare un po’? E lui infine s’incazza e le urla: ma
non hai altra posta da consegnare? Poi passa un treno merci, e lei gli fa il
gesto che finisce di fare il giro e poi riprendiamo, d’accordo, torno apposta?
Il poeta non capisce e le chiede prima che
riparta se oggi per lui non c’è posta.
6. La postina, dopo un
certo tempo, pare che si nasconda e lo faccia apposta per non portargli la
posta. Tra posta e lettere, il poeta in questo lasso di tempo non sa più dove
imbucare, anche perché, si dice pensieroso, ma non è che ci sia tanta corrispondenza.
7. Un giorno il poeta
chiese alla postina se sapesse cucinare e lei gli rispose: certo, sì, vuoi che
ti inviti a pranzo un giorno? No, è che la cuoca di Molière e anche quella di
Kant sapevano dare le risposte giuste, e allora com’è che non prendi mai la mia
poesia alla lettera?
8. Perché non vieni un
sabato a mangiare da me, così ci chiudiamo in cucina e vedrai che anch’io
prenderò alla lettera tutto ciò che mi farai entrare dall’orecchio, come dice
Lacan.
9. Il poeta, in
cucina, vide che, per il burro, usava la ‘nzugna
e allora dedusse che come borsa, anziché quella dell’”Ultimo tango a Parigi”della Zanellato, non potesse che avere la
Bridge in cuoio.
10. A lettera
imbucata,pensando alla ‘nzugna usata
in cucina, il poeta si accorse di non averla
sigillata, e disse alla postina se me la incolli tu o me la porti di nascosto nella
tua bella borsa che tanto inzugni.