voi - mi siete il
tempo
dei gechi dilatati
dal sogno dentro
l’orto, “il guardare
- álto e già
proteso - del límite che tocca
l’alba rovesciata
nell’úl-tima parola ―
___________
1. I
álto
suppose il mio signore
l’álbero
a sintassi
di
ógni - lunga insonnia,
l’álbero
che disse: è l’ária
che
veste di stupore
órridi
di ponti - appena - dilavati,
il
termine del canto che tútto
-
in controtempo! - voi
ed io
da
sémpre attraversammo
avvolti
- di nomi tra le fronde
“di
móndi - adorni - tra le fronde [ ]
[
]
Canto
Questa luce - è enorme mondo
riposto
in uno sguardo, paradiso
di
tempo all’infinito, a misura
di
frattempo: álbero che nasce
sul
varco - dell’único tuo ingresso,
nel
regno in cui potremmo
-
dell’áttimo narrato - amare
sempre
tutto, fino - all’úl-tima parola
[
]
1.
sottile
- la
gola che si apre
déntro
il cieco dire, un cupo
finire
affranti tra
gli ultimi pensare,
nel
márgine che tocca
ridotti
- témpi di respiri ―
grido
che diventa
única
sostanza, úrto di preciso
pianto
a bisbigliare - l’úl-tima parola,
il
geco - da disdire
[ ]
11.
come
se ti fossi
ancora
rannicchiata,
come
se dicessi: qui io corro
effimera
sui prati
invano,
mio píccolo signore,
invano
- credi - qui è l’oriente,
il
principio - tutto rivelato: la voce, mio signore,
è
giostra solo spinta - verso la sua eco,
è
il corpo del lume che si affaccia
sull’último
filare, ammaliando
quanto
non vivremo del límite del bosco,
del
témpo che si chiama - límite del bosco ---
CANTI
ONIRICI
L’arcolaio,
Forlì 2009