Un giorno stavo sul muretto del canale dell’acquaio
che è parallelo al lato sud del giardino zen dell’arancia di Mia Nonna; ero un ragazzino.
A Mia Nonna dello Zen avevo chiesto, insospettito da nitide sconnessioni tra
documenti catastali e carte anagrafiche, quale fosse il mio effettivo,
genetico, cognome. E, mentre facevo scorrere nell’acquaio foglie di nespolo, mi
raggiunse mia nonna Aurélia Steiner e, porgendomi un cestino di nespole appena
raccolte, mi disse:
“Enzu’, quant’è vero Freud, tu ti chiami Gaudio!”.